di Lorenzo Merlo
Il degrado ambientale, sociale, individuale che tutti abbiamo contribuito a realizzare negli ultimi 50 anni di attività predatoria è sufficiente per comprendere che nessuna volontà politica vuole porvi rimedio. Non resta che sedersi in riva al fiume e guardare passare il cadavere di ciò che avevamo creduto immortale. Ma non è tutto. Il crollo è inevitabile, ma tra le macerie certamente ci sarà modo di riannodare il filo rosso dello spirito della bellezza.
Ci sono articoli di scienziati e Università, ci sono libri di studiosi e ricercatori che espongono grafici e andamenti, che espongono elenchi di dati relativi a quanto qui sotto accennato. Non sono stato a copiarli, non ho voluto utilizzarli. Non servono più. Non aggiornano il discorso, non creano più informazione. Chiunque, establishment e persone comuni, di qualunque fazione sanno già come stanno le cose. Chi detiene il potere della comunicazione dirige il discorso a favore dello status quo decorato da qualche ricamo ecologista da una parte e chi ha osservato dove ci ha portato la politica del progresso dall’altra battagliano ad armi impari. La lotta è iniziata tardi? No. Chi lotta ora ha a sua volta alimentato il problema. Nella sua bolla edonistica ha, a sua volta, dato colpi d’ascia al ramo sul quale siamo tutti seduti. Nelle crisi si creano sinapsi d’intelligenza e di consapevolezza che stravaccati sul divano del comfort prima di tutto, non hanno humus per fiorire. Resta da vedere quanto sarà lungo il crollo e quanto la comunicazione riesca a far seguitare le persone a dissanguare il pianeta. A dissanguare se stesse in nome di briciole di stipendio, di promozione, di pensione, di benefit, di carriera, di premi e riconoscimenti. I giochi sono fatti. Qualcuno sopravviverà. Qualcuno avrà le occasioni per erigere una società a misura d’uomo.
Dunque, chi volesse assumersi la responsabilità di come stanno andando le cose sa che fare: non gli servono strumenti affilati di dati e grafici. Basta che, nella sua misura, esprima il problema. Ma non più come una questione personale, generato dall’indignazione per lo sfregio morale cui assistiamo da decenni. Piuttosto come un problema dell’umanità di cui farsi individualmente carico. È quanto ha fatto e detto Cristo. Che ne valga la pena di considerare la sua parola?
Abbecedario di lacrime è un parziale elenco di voragini ognuna delle quali provocate con ferma determinazione da uomini come noi.
Mare
La pesca predatoria praticata in tutto il mondo ha un valore di devastazione dell’ecosistema numerose volte superiore a quello del versamento in mare di tutti i disastri petroliferi. È superiore al danno provocato dalla deforestazione e a quello della cementificazione. Ma non sono né disastri, né danni. Entrambi i termini – per quanto grevi – implicano la possibilità di un rimedio. Nel caso della pesca industriale la distruzione dell’ecosistema che si è compiuta in questi ultimi 50 anni non lascia scampo alla catastrofe ambientale, non solo marina. Nessuna politica sarà in grado di sottrarci al destino nero al quale siamo stati consegnati dall’avidità delle persone nell’incantesimo del potere del denaro.
Cielo
Una trama di elettromagnetismo tesse l’atmosfera alterando il campo geomagnetico bussola degli animali migratori e delle orbite delle particelle bioatomiche. Le deviazioni magnetiche comportano crescenti comportamenti anomali e suicidi degli animali e alterazioni individuali la cui valenza sarà prima o poi rilevata.
Clima
Le emissioni antropiche sono filtrate dal messaggio del sostenibile, dell’economia circolare, dell’impatto zero. Solo bugie politiche per lasciar fare. Nonostante l’esigenza di salvaguardare la natura sussista indipendentemente dai cambiamenti climatici – l’ontologia predatoria e distruttiva della logica del profitto del capitalismo sarebbe sufficiente – sostanzialmente non si muove una foglia nella boscaglia oscura dei trattati e delle loro ratifiche. Gli ultimi pagheranno il conto per primi.
Terra
Vorrei sentire la risposta dei capitalisti, dei celebratori dello status quo di questo sistema sociale, di chi non sa ancora di vedere il mondo dal suo antropocentrismo, di chi è iscritto al WWF, di chi lotta per l’ambiente, di chi parla di sostenibilità, di impatto zero, di economia circolare e quella dei cristiani, con il loro uomo che domina la natura. Vorrei sentire i cultori del progresso, quelli che pensano di poter chiudere il discorso con il loro “se poi hai mal di denti, lo rifiuti il progresso?” Vorrei chiedere loro se hanno idea quanto siano lontani dalla dignità della terra. Vorrei chiedere loro se hanno mai sentito la terra. Finché la terra, l’aria e l’acqua varranno zero, finché dipenderanno dal mercato, qualunque risposta non sarà che la marca di una distanza che sarà sempre infinita dalla terra.
Plastiche
Un’area del nord Atlantico, più vasta della superficie della Francia, è occupata da plastiche e microplastiche. Per circa la metà si tratta di reti da pesca industriale.
Metalli
Resti di scarti di produzioni industriali e radioattive finiscono nel terreno e nelle falde acquifere del mondo. Tutto il ciclo alimentare ne è coinvolto.
Allevamenti
Il cibo e le condizioni di allevamento industriale rappresentano un apice d’intelligenza disponibile solo entro una concezione dell’uomo come superiore e possessore del mondo. Presuppone la risibilità della dignità che meritano gli esseri senzienti. Allude ad una cultura che non è la sola disponibile come vogliono farci credere. E siccome pare la sola disponibile, significa che sono riusciti a farcelo credere.
Demografia
Nonostante la questione della sovrappopolazione sia prioritaria a tutti gli altri problemi socio-ambientali e abbia carattere esiziale più di quanto non sia nelle disponibilità degli altri gorghi di spregio della vita che le intelligenti politiche dell’Occidente hanno messo in essere, la faccenda demografica non è presente su nessun tavolo a noi disponibile. Forse i filantropi del mondo se ne stanno occupando. Tenersi pronti ad accettare una buona uscita in cambio di qualche promessa che i nostri nipoti ritireranno all’opportuno sportello del banco dei pegni. Che la filiera presunta pandemia da Covid-19/terrore di morte/vaccinazioni a tappeto/altre pandemie previste/scontate vaccinazioni a tappeto sia un progetto – o lo sia divenuto – anche per la questione demografica?
Accumulo rifiuti
Mafie e governi fanno affari con i rifiuti del consumismo, dell’obsolescenza, della rincorsa all’effimero, all’accumulo, alla quantità. Le mafie ci guadagnano denaro e, con loro, i regimi collusi. Gli stati ci guadagnano smaltendo dal proprio territorio le scorie tossiche e invasive. Poi vanno in tv a vantare primati e successi.
Pil
Basato sul conteggio economico quale presunta espressione dello stato di salute di un paese. Stare a precisarne quanto abbia formato fior di bocconiani, loro consimili e tutti gli altri e, contemporaneamente, quanto abbia deformato la percezione del giusto e del bene, è divenuto ormai superfluo. Tuttavia l’evidenza di dover aggiornare il concetto con contenuti più umanistici, pare non pervenuta ai piani alti del palazzo.
Giornalismo
Non sanno più come barricarsi. Qualcuno di loro prova ancora a colpevolizzare chiunque faccia vero giornalismo. Intanto racimolano qualche clic con video amatoriali e gossip o elemosinando qualche lira d’abbonamento pietosamente concessa dagli ultimi di questa generazione. Quelli che una volta compravano il giornale. Nel frattempo obbligano ad assistere a offensive pubblicità in forma di stalking per vedere le loro futili notizie, magari precedute dall’avvertenza che potrebbero urtare la nostra sensibilità. Non sanno cosa sia la dignità e il rispetto. E non lo sanno in cambio di qualche lira. Se fossero in cima con me, per una volta nella vita, al gioco dalla torre non esiterei. Se casta è, sia anche feccia.
Opulenza
Andiamo a dormire senza sonno, a mangiare senza fame, ad amare senza sentimento. L’orologio detta il ritmo. Notte e giorno, luce e buio, astri e cosmo non ci dicono più nulla. L’energia sottile del mondo è messa a tacere, oppure in bocca ai ciarlatani. Il bene della frugalità è lasciato ai presunti pauperisti. Tutto va al rovescio tranne che per generare malessere e malattie, violenza e alienazione. Ma non fa niente, al primo languore non avremo che da aprire il frigo, che da mettere mano al portafogli, che da metterlo a tacere con merendine e snack. La pubblicità lo dice. E ancor prima il nostro presunto ma inalienabile diritto a considerarlo un effetto da eliminare. Così, giovani e non, seduti per l’happy hour credono di vivere la vita.
Consumismo
Le case sono piene di oggetti. Si scopre di avere questo e quello aprendo antine secondarie. Non ci si ricordava di avere già quanto nuovamente acquistato. C’è il problema di buttare via il lettore VHF, del tutto funzionante. Davanti alle pubblicità che invitano a nuovi acquisti nessun rigurgito in noi, nessun senso di offesa di umana dignità profanata, sventrata, violentata. Né davanti alle politiche della ripresa, impostata sui consumi. Quale capitalismo potrà risolvere i problemi che ha creato? Quale cultura del consumismo potrà disintossicarci dall’assuefazione al consumo?
Scientismo
Religione alla quale non sappiamo di avere aderito. Ma sappiamo bene perpetuarne il dogma: la scienza è la sola verità. La razionalità il solo modo per valutare il mondo, l’analisi il solo modo per conoscerlo.
Parte 1 di 2.
Foto: Idee&Azione
8 giugno 2021