di Massimo Selis
Se si ascolta bene, sentiamo che anche le “piazze” iniziano a mutare il proprio linguaggio. La protesta avverte che deve trasformarsi in qualcosa di più grande. Forse questo linguaggio deve trovare ancora il suo giusto indirizzo e una forma più ordinata, ma il passo è stato finalmente compiuto. Al cambiamento che le élite vorrebbero imporre, è necessario sostituirne un altro che sia davvero conforme all’uomo, alla giustizia; che sia davvero conforme alla vita. Il cambiamento non è infatti qualcosa che si può arrestare per volontà umana, il cambiamento è una forza che sta agitando la Storia. Vi sono solo due possibilità: accoglierlo o rifiutarlo. Quasi due anni dall’inizio di questo obnubliamento di massa, di questo vortice di psichismo infero ci dicono che il linguaggio del semplice scontro deve lasciare il terreno al linguaggio del costruire qualcosa di nuovo. Nuove realtà, nuovi modi di lavorare, per un’umanità che sia finalmente rinnovata.
L’arte è colonna portante di questo cambiamento che è necessariamente anche percorso di consapevolezza. L’arte deve aiutare a prendere coscienza che si sta attraversando una notte, ma che al termine, ci sarà una nuova è più fiammeggiante alba. L’arte deve assecondare una crisi interiore che è la sola possibile spinta al nuovo cammino.
Oggi, questa notte è il titolo di un cortometraggio realizzato dal collettivo di artisti Le luci di Atlantide, ispirato alla poesia omonima del giovane poeta sardo Jean Òre. Terzo lavoro di questo collettivo che, rifiutando di sottostare ai ricatti del potere, ha deciso di intraprendere il cammino per un’arte davvero indipendente.
Il cortometraggio esprime l’attraversamento di questa “notte dell’umanità”, dove ogni cosa sembra sgretolarsi e liquefarsi, per lasciare però spazio ad una nuova luce/fiamma di cui si intravedono già i caldi bagliori.
Vogliamo ora dare voce alle parole del poeta Jean Òre riguardo la sua poesia e i tempi che stiamo attraversando.
Oggi, questa notte cosa esprime per te? Cosa c’è oltre “questa notte”?
Ho composto la lirica “Oggi, questa notte” alcuni anni fa – quando ancora vivevo a Milano. In ogni verso ho cercato di esprimere il dolore universale dell’uomo e il sentimento di angoscia che il figlio di Dio – Gesù Cristo: Verbo incarnato – testimoniò durante quelle inevitabili ore notturne, trascorse in preghiera e in meditazione nel giardino degli ulivi del Getsemani, dinanzi alla sua futura croce. Un uomo solo sottoposto dal Padre a prove terribili per la salvezza dell’intera umanità: riflesso e riverbero di un dolore e di un’inquietudine universale che ancora oggi ognuno di noi vive giornalmente. Tuttavia, oltrepassando la dolorosa materialità, la vastità dell’immenso oscuro cielo e della sciocca “banalità del male” – che circondanti tendono a obliarci e seppellirci sotto una scura coltre fuligginosa – sarà sempre possibile per l’uomo, malgrado ciò, scorgere oltre di esse la luce e il chiarore delle belle stelle: perché lo splendore di queste luminose sostanze – frammenti antitetici e non divisibili dall’oscurità – sono parti fondanti dello stesso principio unificatore, della stessa forza generatrice. Spero che i lettori in “Oggi, questa notte” e nel cortometraggio possano attraverso il dolore universale dichiarato – momento dell’antitesi ed espresso in ogni parola – scorgere in esse quella fulgida luce celata al di là del regno del male, al di là dell’indefinito tormento.
Il titolo della tua poesia ha un chiaro riferimento al tempo presente: “oggi”. La poesia per essere universale deve saper parlare all’uomo di ogni epoca? E l’uomo di oggi, di cosa secondo te ha bisogno?
L’avverbio di tempo “Oggi” è chiaramente evocativo del periodo storico disumano e insensibile nel quale siamo immersi in modo ininterrotto e costante: materialmente e spiritualmente. Da quando la scienza si è affrancata da tutta l’originaria visione del mondo – quella mitologica, filosofica e spirituale – l’“Oggi” si è – senza eccezione – reiterato, in particolar modo a partire dalla modernità e con sempre più violenza e aggressività nella contemporaneità.
La scienza/tecnica allontanandosi dalla Verità assoluta ha generato soltanto frammenti di realtà portando al distacco tremendo e nitido la materia dallo spirito: la parte corporale da quella spirituale. Questa separazione ha corrotto l’uomo in tutti i suoi aspetti e in tutte le sue azioni, e in particolar modo nell’operato dell’arte; quest’ultima, necessaria per l’evoluzione Totale dell’uomo, ha subìto al contrario una deflagrazione concettuale interna, separando la forma dal contenuto e la materia dallo spirito. Quest’ultimi devono assolutamente coesistere nell’uomo e in particolar modo negli artisti, nei poeti e nelle loro stesse opere, affinché la visione poetica della Vita possa continuare ad esprimersi in modo universale: come nell’idea della ricerca dell’“Assoluto” pensata dal filosofo tedesco Hegel.
Attraverso la scrittura ho sempre cercato di comunicare le passioni/gli impulsi e le emozioni più pure e intime dell’essere umano, liberi da qualsiasi interferenza esterna e da qualsiasi struttura pre-costituita, talvolta anche attraverso una scrittura estremamente écru/grezza/scarna. Per raggiungere questi obiettivi è necessario affrancare la parola dalla frase o dal verso stesso: renderla antifrastica: in altre parole deve essere poetica in sé in senso assoluto: intrinsecamente. Con questa visione poetica/tecnica/lirica cerco costantemente di costruire le mie poesie o testi prosastici o canzoni. Ovviamente – sempre secondo il mio punto di vista – è indispensabile armonizzare e rendere fluido il tutto: tramite un incessante e meticoloso lavoro di studio oltre ad una sperimentazione semantica e ritmica; a tal riguardo il grande poeta statunitense Ezra Pound, nel maggio del 1919 nel libro intitolato “Trattato d’armonia ed altri scritti musicali” (Passigli Editori, 1988), afferma: «La poesia contemporanea […] è, penso, molto monotona e vi è pochissima invenzione ritmica; tuttavia, gli scrittori attenti alla melodia farebbero, se fossero seri nel loro proposito tecnico, maggiori sforzi per unirsi ai musicisti e i musicisti tenterebbero di imparare qualcosa dagli autori circa i punti di contatto tra le due arti»; e inoltre: «…la perfetta unione di parola e suono è cosa così sottile e rara che, una volta raggiunta, nessuna alternativa può soddisfare…».
Come la parola affrancandosi dalla frase stessa per raggiungere quella “alternativa semantica” perfetta descritta in precedenza, anche l’uomo per emanciparsi spiritualmente e materialmente, e quindi per non divenire esso stesso un oggetto tra gli oggetti ma soggetto pensante attivo, dovrebbe allontanarsi da quella tecnica scientifica divenuta ormai tracotanza, prevaricazione, hýbris. Al contrario tutti noi dovremmo ancora una volta “meravigliarci” filosofando intorno alla natura, risollevando lo sguardo verso quelle stelle belle, luminose e brillanti ordinate esattamente sopra le nostre teste.
Sono sicuro, infine, che questa nuova visione scientista distopica/dispotica/antidemocratica e tirannica del mondo e della vita in sé sia destinata in un futuro prossimo ad un inesorabile fallimento.
Ritieni anche tu che questo tempo che stiamo vivendo sia un tempo che chiama al cambiamento e che l’arte sia fondamentale in questo percorso?
Affinché il cambiamento divenga qualcosa di fattibile è necessaria una ricollocazione dell’uomo nel mondo, attraverso il “pensiero attivo” singolo quotidiano. Quest’ultimo è un atto rivoluzionario, un fatto deciso e intatto. Il riposizionamento – puntuale e preciso – del “pensiero e dell’intelletto” di noi esseri umani è indispensabile per avere sotto controllo il “cambiamento” nocivo che giornalmente ci viene imposto dall’élites dominanti. Oggigiorno, poiché la maggior parte degli individui sono solo onnivori consumatori, merce senza controllo e senza spirito critico, è necessario riacquistare la capacità di pensiero, affinché non ci si disgreghi nella quotidianità o difronte all’ultimo prodotto-merce consumabile. L’arte in questo momento storico è il motore fondamentale per oltrepassare questa mostruosa e tragica realtà.
Per concludere vorrei ringraziare tutto il gruppo de “Le Luci di Atlantide”, in particolar modo chi ha partecipato attivamente al cortometraggio: il regista e sceneggiatore Massimo Selis, l’attore Andrea Toppi (voce), Lorenzo Duranti (Dex Heartwood; musiche e suoni) e Dario Di Viesto (montaggio, musiche e suoni), i quali hanno svolto un grande lavoro attraverso le loro arti, la loro poesia, la loro passione e la loro tecnica. Inoltre, ringrazio per la loro collaborazione gli altri componenti del gruppo: i musicisti Cesare Vincenti e Salvatore Torregrossa, il fotografo e filosofo Mauro Mendula, Marco Mandini (fotografo) e il musicista e psicologo Mario D’Andreta.
Ringrazio, infine, mio fratello il pittore e scultore Jean Córdova e non ultimo per importanza il mio amico e poeta Francesco Pasella.
Qui potete vedere il cortometraggio Oggi, questa notte.
Foto: Jean Córdova, particolare dell’opera Nachlass (Serie Oblomov), 2020, acrilico su carta Rosaspina, Collezione dell’artista, modifiche di Idee&Azione.
8 dicembre 2021