Idee&Azione

Chi si sta intromettendo nelle prossime elezioni turche?

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di Andrew Korybko

L’AKP al governo in Turchia e il principale candidato dell’opposizione si sono scambiati accuse di ingerenza americana e russa rispettivamente nelle elezioni del Paese di domenica prossima. Il ministro degli Interni Suleyman Soylu ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno interferito nella democrazia turca sin dal fallito colpo di Stato dell’estate 2016 e, più recentemente, attraverso un video falso che ha spinto un esponente dell’opposizione a ritirarsi dalla corsa. Nel frattempo, il leader del CHP Kemal Kilicdaroglu ha affermato che dietro a tutto questo c’è la Russia.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha risposto a quest’ultimo dichiarando: “Respingiamo con forza tali affermazioni, dichiariamo ufficialmente che non c’è alcuna interferenza. Se qualcuno ha fornito tali informazioni al signor Kilicdaroglu, allora sono dei bugiardi, questo è tutto ciò che posso dire”. Ha inoltre ribadito il sostegno della Russia alla politica estera sovrana della Turchia, in linea con la valutazione del Presidente Putin sul suo omologo turco, Recep Tayyip Erdogan, che ha condiviso alla fine dello scorso anno durante la sessione di domande e risposte alla riunione annuale del Valdai Club.

Questo pone un dilemma per molti nella comunità dei media alternativi (AMC), dal momento che molti “filorussi non russi” (NRPR) disprezzano il leader in carica della Turchia per una serie di ragioni legate soprattutto alla sua vicinanza ai movimenti politici islamici e al suo approccio nei confronti dell’Armenia e della Siria. Tuttavia, sta diventando sempre più chiaro che l’opposizione sta preconizzando all’opinione pubblica problemi nei legami russo-turchi nel caso in cui salga al potere, ergo l’affermazione di Kilicdaroglu.

Kilicdaroglu sta preparando il terreno per allontanare il suo Paese dal partner strategico con il pretesto di un’ingerenza nelle prossime elezioni, anche se in realtà questo è dettato dalla richiesta a somma zero che gli Stati Uniti hanno fatto alla Turchia di schierarsi dalla loro parte nella Nuova Guerra Fredda, invece di continuare a rimanere in equilibrio tra loro e la Russia. Se Kilicdaroglu perde, si crea anche il pretesto per orchestrare un’incipiente Rivoluzione Colorata sulla falsa base che la sua sconfitta è dovuta a presunte ingerenze russe.

Allo stesso modo, però, anche l’AKP al governo può utilizzare lo stesso pretesto per le sue accuse all’America per giustificare le proprie proteste in caso di sconfitta. La differenza tra questi due scenari è che quella di Kilicdaroglu sarebbe una vera e propria Rivoluzione Colorata a causa del legame con l’estero che la sostiene, mentre quella dell’AKP rappresenterebbe un esempio di “Sicurezza Democratica”, o di tattiche e strategie di controguerra ibrida, in azione.

In questo contesto, questo concetto si riferisce alle proteste organizzate a livello nazionale dalle forze patriottiche e dallo Stato per “rafforzare il regime” di fronte alle minacce straniere di cambio di regime, come quelle che sarebbero state poste dall’ingerenza americana che avrebbe portato alla vittoria di Kilicdaroglu alle elezioni. L’AMC, e in particolare i NRPR al suo interno, devono comprendere le dinamiche socio-politiche (“soft security”) in gioco, per evitare di fungere inavvertitamente da utili idioti degli Stati Uniti per il cambio di regime, appoggiando l’opposizione.

A prescindere dalle critiche che si possono muovere al Presidente Erdogan, egli ha dimostrato di essere un partner affidabile per la Russia, nonostante le divergenze su un’ampia gamma di questioni sensibili. Al contrario, Kilicdaroglu sta già condizionando l’opinione pubblica ad allontanare la Turchia dalla Russia per volere degli Stati Uniti, oltre a orchestrare potenzialmente un’incipiente Rivoluzione colorata in caso di sconfitta alle urne. Indipendentemente da ciò che accadrà domenica, è quasi garantito che ci sarà una forma o un’altra di disordini.

Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack 

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: Idee&Azione

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