Idee&Azione

Cinque insegnamenti dal processo di pace saudita-statunitense appena avviato per il Sudan

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di Andrew Korybko

Le Forze Armate Sudanesi (SAF) e le Forze di Supporto Rapido (RSF) hanno inviato entrambi i rappresentanti a Gedda per i colloqui di sabato, che secondo Al Jazeera riguarderanno ufficialmente solo i cessate il fuoco umanitari e non i negoziati volti a porre fine alla loro guerra di “stato profondo”. Il giorno prima, l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui esortano entrambe le parti a porre fine al conflitto il prima possibile, nel corso di questo processo di pace appena avviato, di cui sono stati i pionieri.

Il primo risultato di quest’ultimo sviluppo è che gli Stati Uniti sono riusciti a neutralizzare il principio delle “soluzioni africane ai problemi africani”, che dovrebbe essere applicato a tutte le crisi del continente. Lo hanno fatto in collaborazione con l’Arabia Saudita, che è un attore chiave in Sudan e con cui gli Stati Uniti guardano con sempre maggiore diffidenza dopo il riavvicinamento a sorpresa con l’Iran mediato da Pechino a metà marzo.

La seconda osservazione pertinente si basa sulla precedente per quanto riguarda il fatto che questi due Paesi mettano da parte le loro differenze per perseguire l’obiettivo comune di porre fine alla guerra dello “Stato profondo” del Sudan. Ognuno di loro, tuttavia, persegue fini diversi: Riyadh vuole riaffermare la sua presunta leadership del mondo arabo, mentre Washington vuole salvare i suoi partner del SAF, impedendo a rivali come la Russia di giocare un ruolo in questo conflitto.

In terzo luogo, nonostante abbiano dichiarato in precedenza che continueranno a combattere fino a quando il loro nemico non sarà completamente sconfitto, entrambe le parti in guerra hanno comunque dimostrato che ci sono dei limiti ai loro obiettivi massimalisti, in particolare quelli umanitari. Questa è una manna dal cielo per i civili che si trovano nel fuoco incrociato, anche se ci sono notizie credibili che nessuna delle due parti ha rispettato completamente i vari cessate il fuoco. Anche così, si tratta comunque di uno sviluppo positivo e ovviamente migliore dell’assenza di cessate il fuoco.

Il quarto punto si aggiunge direttamente al terzo e riguarda l’improbabilità che una delle due parti belligeranti volesse sinceramente accettare questi cessate il fuoco umanitari, motivo per cui, secondo quanto riferito, hanno continuato a combattere nonostante essi, ma sono stati comunque sottoposti a forti pressioni da parte degli Stati Uniti affinché li rispettassero almeno in parte. Questa intuizione è indice del ruolo di questo Paese come attore straniero più influente in questo conflitto, ribadito dall’ultimo processo di pace avviato di recente con l’Arabia Saudita a Gedda.

In quinto luogo, ci si aspetta che gli Stati Uniti brandiscano l’ultimo decreto di sanzioni di Biden come una spada di Damocle per esercitare ulteriori pressioni sulle parti in conflitto affinché pongano fine al conflitto che Washington stessa è stata responsabile di aver scatenato, secondo la valutazione della Russia e le successive ammissioni di questo fatto da parte dei media mainstream. Questa politica, tuttavia, non viene promulgata per perseguire in modo disinteressato la pace, ma per preservare l’influenza degli Stati Uniti in Sudan dopo che i suoi partner del SAF non sono riusciti a sconfiggere in modo decisivo l’RSF e rischiano quindi di perdere se la guerra si protrae.

Questi elementi del processo di pace saudita-statunitense appena avviato per il Sudan dimostrano che Washington rimane l’attore straniero più influente in questo conflitto, che è stato responsabile dell’innesco ma che ora sta cercando di fermare da quando le dinamiche militari-strategiche si sono spostate contro i suoi interessi. L’attenzione che l’America sta prestando a questa guerra dello “Stato profondo” dimostra quanto ne consideri importante l’esito, il che spiega la sua “mission creep” che potrebbe culminare in un intervento militare per salvare il SAF, se necessario.

Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack 

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: Controinformazione.info

7 maggio 2023

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