di Lorenzo Maria Pacini
Avete presente quella sensazione di angoscia più o meno intensa, che si prova quando ci si distacca da qualcosa o qualcuno a cui si è molto abituati o affezionati? Quel lieve fastidio interiore, quella percezione di cambiamento che è al tempo stesso morte e rinascita, per tante persone è una costante degli ultimi due anni. La cosiddetta pandemia, non nel senso medico ma in quello di reset dell’umanità intera, ci sta costringendo a cambiare qualcosa dentro di noi. È inevitabile. Dobbiamo fare un cambiamento e ciò significa che qualcosa sarà diverso da prima, c’è un distacco. Così come la foglia si stacca dall’albero, ignara di dove la porterà il vento d’inverno, così ci stiamo tutti staccando dalle certezze e dagli schemi che fino poco tempo fa credevamo essere perfetti e intramontabili.
Come porsi davanti a questa morte a se stessi, necessaria per rinascere a vita nuova?
Se prendiamo ancora l’esempio delle foglie, vediamo che esse si lasciano tirare via dal vento dal loro ramoscello. Fluiscono, anzi volano letteralmente, si abbandonano completamente a un viaggio che le porterà chissà dove. Questo fluire richiedere coraggio, presenza, consapevolezza di essere molto piccoli nell’immenso disegno del Creato eppure infinitamente importanti, unici ed irripetibili. Da quanto qualcuno non ve lo dice? Da quanto ci siamo scordati di dirci cose belle?
Proviamo a immaginarci come foglie sospinte dal vento. Non il dove andremo a finire, né il quanto tempo ci vorrà: la foglia si gode il viaggio, certa che diverrà seme depositato in una terra che le farà da grembo per una nuova rinascita, certa che sarà un tocco di poesia nello sguardo di un viandante che si fermerà a contemplare il cielo. Osserviamo: non è forse già questa una primavera interiore?
La fiducia non è una idea, è un sentire. La fede non è un concetto, è una Presenza consapevole e leggera, gioiosa e profonda, che ha il sapore di libertà.
La scelta di staccarci dal passato è un atto di coraggio, che ripetiamo ogni volta che facciamo, forse quotidianamente, la scelta di rimanere integri e coerenti coi nostri principi e valori, o quando diciamo “no” a qualche persona che ci propone cose lontane dal nostro sentire, o ancora nel momento in siamo chiamati a difendere la nostra libertà dall’oppressione e dall’ingiustizia. La scelta è sempre nostra, ed è una scelta di crescita, evoluzione, trasformazione. Quel distacco è doloroso, è vero, talvolta pare insormontabile, eppure genera libertà perché ci rende indipendenti e ci insegna ad amare e ad amarci ancora un po’ di più. La purificazione del distacco pervade tutta la nostra vita. Niente di ciò che è nuovo può essere posto là dove c’è il vecchio che ancora impera.
È giunto il tempo in cui volare lontani dal nido delle nostre sicurezze. Si vive un giorno alla volta, si cammina un passo alla volta, si prende e rilascia aria un respiro alla volta. Provare a guardare ciò che sta succedendo nelle nostre vite e nel mondo intero non come una maledizione catastrofica, ma come la benedizione più azzeccata, è un esercizio non semplice, ma fondamentale per andare avanti. Ogni volta che percepiamo quella sensazione fastidiosa del distacco, proviamo a non giudicarla bensì ad accoglierla, abbracciandola, osservandola. Poi lasciamoci andare, fluendo con serenità. Ci accorgeremo che un piccolo miracolo avviene, proprio come quando la foglia danzando con il vento tocca terra: nascerà un fiore.
Foto: Idee&Azione
9 febbraio 2022