Idee&Azione

I Talebani giocano un gioco pericoloso violando i diritti idrici dell’Iran

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di Andrew Korybko

Le relazioni tra l’Iran e i Talebani si stanno deteriorando a causa di una grave disputa sui diritti idrici, dopo che il Presidente Raisi ha suggerito che i leader de facto dell’Afghanistan stavano trattenendo l’acqua dal fiume Helmand in violazione di un trattato del 1973 sulla condivisione delle sue risorse. Ha esortato i talebani a permettere agli esperti iraniani di controllare i livelli dell’acqua per confermare le affermazioni della controparte secondo cui la colpa è della siccità e non delle dighe o della politica. Un funzionario talebano ha poi deriso l’Iran in un video virale che ha ulteriormente infiammato le tensioni.

Dal poco che si sa pubblicamente sulla questione, sembra che questo gruppo armato stia facendo un gioco di potere contro il suo vicino occidentale, il cui intento potrebbe essere quello di ottenere il riconoscimento formale del suo dominio in cambio del rispetto del trattato sopra citato. Un’altra ipotesi è che siano in gioco implicite motivazioni settarie, per cui i Talebani stanno provocando di proposito l’Iran a maggioranza sciita nel tentativo di consolidare la propria base radicale di fronte alle crescenti sfide socio-economiche in patria.

Le ultime due possibilità sono meno probabili delle prime due, ma non possono comunque essere scartate. La recente stabilizzazione dei legami tra Talebani e Pakistan potrebbe essere dovuta a un patto segreto con il TTP, responsabile di averli quasi spinti alla guerra all’inizio di quest’anno, ma i dettagli potrebbero essere troppo delicati perché questo gruppo armato li riconosca e preferisca distrarre il suo popolo attraverso questa crisi con l’Iran. L’ultima spiegazione è che i Talebani stiano facendo pressione sull’Iran per volere degli Stati Uniti o con l’intento di essere poi ricompensati da questi ultimi.

Potrebbe anche darsi che un mix di queste motivazioni sia alla base della decisione dei Talebani di provocare quest’ultima serie di problemi nei rapporti bilaterali, ma in ogni caso è altamente irresponsabile che lo facciano. L’Iran non ha motivo di inventare una crisi dal nulla, soprattutto perché si sta posizionando come un attore indispensabile nei processi di integrazione eurasiatica grazie alla sua adesione alla SCO, al riavvicinamento con l’Arabia Saudita e al ruolo di facilitatore del rivoluzionario Corridoio di Trasporto Nord-Sud (NSTC) con Russia e India.

Per questo motivo, si dovrebbe presumere che sia vera l’insinuazione di Teheran secondo cui i Talebani avrebbero iniziato questa crisi per scopi politici che non hanno nulla a che fare con la siccità regionale. Sebbene il gruppo armato possa essersi convinto di poter ottenere qualcosa di tangibile da quest’ultima crisi che ha provocato, la realtà è che si tratta di un azzardo rischioso che probabilmente porterà a un’ulteriore erosione della fiducia delle principali parti interessate nelle loro autoproclamate intenzioni pacifiche e nella loro affidabilità come partner.

La Russia, l’India e la Cina, che collettivamente costituiscono il nucleo dei BRICS e della SCO attraverso il loro formato RIC, non saranno soddisfatte di quest’ultimo sviluppo, poiché ostacola i loro rispettivi piani per l’Eurasia. Qualsiasi potenziale scontro talebano-iraniano potrebbe esercitare pressioni su ciascuna di queste Grandi Potenze multipolari affinché prendano le distanze da questo gruppo armato, in modo che i loro partner, molto più importanti, nella Repubblica Islamica, non sospettino che non hanno a cuore i suoi legittimi interessi nazionali.

Quanto più i Talebani si isolano, tanto maggiore è la possibilità che “diventino canaglia” o che decidano di collaborare con il Pakistan e/o gli Stati Uniti per disperazione, nonostante la probabilità che in tal caso diventino “junior partner” di questi Paesi. Entrambi gli scenari sono dannosi per gli interessi multipolari della RIC in Eurasia, poiché potrebbero portare i Talebani a ospitare nuovamente gruppi che questi tre Paesi considerano terroristi e che potrebbero essere usati per destabilizzarli.

Il risultato migliore per la regione sarebbe che la SCO venisse coinvolta come mediatore neutrale su richiesta di questi due paesi, visto che l’Iran è ora un membro ufficiale mentre l’Afghanistan è un osservatore. Ciò potrebbe contribuire a rallentare l’erosione della fiducia bilaterale, a scongiurare potenziali scontri tra le due parti che, secondo uno o entrambi, potrebbero presto svolgere opportunisticamente il ruolo di “valvola di pressione” per ragioni di politica interna, e ad avvicinare significativamente il tutto a una risoluzione pacifica.

Affinché ciò avvenga, entrambe le parti devono richiedere i servizi della SCO, o almeno quelli di uno Stato o di un suo gruppo, come ad esempio Russia e India. Nel caso in cui solo una delle due lo richieda, l’altra sarà considerata con sospetto dalle principali parti interessate, poiché sembrerebbe che abbia qualcosa da nascondere nel non volere che terze parti neutrali indaghino sulla questione. Si spera che l’Iran e i Talebani cerchino entrambi una mediazione esterna il prima possibile, in modo che questa linea di frattura emergente non destabilizzi la regione.

Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack 

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: Controinformazione.info

24 maggio 2023

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