di Luciano Lago
Come tutti gli anni, anche in questo 2023 si procede alle celebrazioni della così detta “festa della Liberazione”, avvolta nella sua abituale coperta retorica.
Nella realtà attuale di un mondo che sta cambiando ad un ritmo frenetico, come mai prima, questa festa celebrata in Italia sembra la malinconica festa dell’Euro atlantismo e dei suoi epigoni in fase terminale della loro parabola discendente.
Non per caso si registra che, nelle piazze dove si celebra la festa, si innalzano bandiere dell’Ucraina, di Israele e degli USA, i simboli attuali di quelle entità che rappresentano gli ultimi baluardi di quella sopraffazione contro i popoli, quello palestinese e siriano da una parte, e quello russo del Donbass dall’altro, che è stata attuata in questi ultimi decenni di Storia.
Ogni regime, e questo liberaldemocratico non fa eccezione, rappresentando interessi della élite che lo esprime, tende ad autocelebrarsi, rievocando una propria mitologia in modo da rendersi definitivo, non delegittimabile, non resistibile, plasmando e imponendo un pensiero unico più o meno apertamente obbligatorio.
La retorica dei discorsi degli esponenti politici, di sinistra e di destra, non basta a coprire le falsità che da oltre settanta anni vengono narrate per celebrare l’avvento del mondo euroatlantico e del regime liberal democratico, in Italia in particolare.
Quando nel 1943 gli alleati anglo americani sbarcarono in Italia, con al seguito i loro eserciti coloniali, quelle truppe non erano esattamente “i liberatori” ma piuttosto i nuovi occupanti e rappresentavano le forze del grande capitale anglo-americano che venivano a prendere il controllo politico, militare ed economico della penisola italiana.
Da allora non se ne sono mai andati (vedi le oltre cento basi militari USA nella penisola) ed anzi hanno consolidato a tal punto il potere da ottenere una perfetta colonizzazione del “bel paese” mediante l’imposizione dei loro modelli politici, economici, finanziari e culturali. Il processo era stato avviato dietro una parvenza di democrazia a tutela americana, nell’epoca della divisione in blocchi, con grande dispendio di denaro inviato allora ai partiti filo americani e successivamente con lo sbarco in Italia delle grandi multinazionali e degli organismi finanziari che hanno gradualmente preso il controllo dell’economia.
Un processo in varie fasi che ha consentito, negli ultimi quarant’anni, grazie all’opera instancabile dei loro agenti nei vari governi, di smantellare l’industria pubblica, liberalizzare quella privata e prendere il controllo delle banche, dei gangli dello Stato, delle comunicazioni, dell’istruzione, dei grandi media, oltre che delle principali istituzioni e organismi militari.
Nella fase di scontro bellico in corso in Ucraina e il conseguente riallineamento internazionale, il potere anglo americano diventa più rigoroso nell’imporre la sua linea che viene adottata da qualsiasi governo, che sia Conte, Draghi o Meloni, per sostenere l’offensiva anglo americana contro Russia e Cina, i due paesi che contrastano il potere egemonico unipolare degli Stati Uniti e del blocco NATO.
Siamo in Italia così “liberi” da obbedire ciecamente a tutte le direttive imposte da Washington: a suo tempo abbiamo partecipato alle aggressioni contro la Serbia e poi contro la Libia, a scapito dei nostri interessi nazionali. Attualmente il governo ultra atlantista ed europeista della Meloni, nella sua libidine di servilismo verso Washington e Bruxelles, è arrivato ad inviare una flotta di unità navali italiane verso l’Oceano Pacifico per sfidare la Cina nello stretto di Taiwan.
Questo mentre dal Mediterraneo e dall’Africa è in corso una vera e propria invasione della penisola che non avviene per caso ma è parte di un preciso piano diretto dalle oligarchie globaliste per distruggere l’Italia e farne un paese multirazziale alle dipendenze delle centrali liberal globaliste. Il vecchio sogno dell’Italia multiculturale al servizio del grande capitale si sta avverando.
Mentre questo avviene, si distrae il pubblico con diatribe e polemiche fuori dal tempo su Fascismo e Antifascismo, Comunismo e anticomunismo, ideologie seppellite ormai dalla Storia del Novecento che servono soltanto ad alimentare uno scollamento dalla realtà, una strategia della “distrazione”.
La realtà oggi bussa alla porta e ci mostra che i popoli che vogliono difendere la propria libertà, identità nazionale, la propria cultura e sovranità politica, attualmente si sono schierati contro la potenza egemone per affermare il diritto alla propria indipendenza e si battono per un mondo multipolare.
Per questi e molti altri motivi siamo portati a ritenere che il 25 Aprile dovrebbe essere storicamente ricordato non come “Liberazione” ma piuttosto come “Sottomissione” al potere dell’impero egemone.
Sarà una vera festa libertaria quando, e se accadrà, l’Italia riuscirà a liberarsi dagli interessati apologeti della sottomissione alle centrali del grande capitale globalista e angloamericano.
Foto: Idee&Azione
26 aprile 2023