di Andrew Korybko
Il New York Times, nel suo ultimo articolo sui motivi per cui gli africani abbracciano i media russi, insinua con condiscendenza che gli africani non abbiano l’alfabetizzazione mediatica necessaria per discernere la differenza tra realtà e finzione. Intitolato “Come Putin è diventato un eroe nella TV africana”, il giornale insiste sulla teoria della cospirazione, secondo la quale ci sarebbe un oscuro complotto del Cremlino in gioco per spiegare questa tendenza crescente, che nega agli africani qualsiasi potere di decidere da soli quali prodotti informativi consumare.
Non è difficile capire cosa sta succedendo, a patto che gli osservatori non siano accecati da fantasie velleitarie come quelle che continuano a influenzare molti commentatori occidentali. È normale che gli africani gravitino verso fonti di informazione alternative per saperne di più sugli eventi nel mondo, dopo aver giustamente iniziato a sospettare che i media mainstream (MSM) dell’Occidente guidati dagli Stati Uniti abbiano secondi fini.
Hanno potuto constatare in prima persona quanto poco veritiere possano essere le narrazioni dei MSM, dopo che questi ultimi, nel corso dei decenni, hanno diffuso narrazioni controfattuali sui loro Paesi, al fine di manipolare la percezione globale di ciò che le loro società stavano vivendo in quel momento. Inoltre, la natura neocoloniale delle relazioni post-indipendenza dei loro Paesi con gli ex colonizzatori – soprattutto quelli che erano governati dalla Francia – ovviamente non piace agli africani medi.
Quello che i media russi e affiliati forniscono è un altro modo di interpretare gli eventi nel mondo e, a differenza dell’Occidente, questo Paese non ha un’eredità tossica sul continente né ha mai sfruttato gli Stati africani come hanno fatto e continuano a fare i suoi rivali occidentali. La visione del mondo articolata da questi canali è multipolare e pienamente in linea con gli interessi oggettivi delle società africane, a differenza di quella unipolare dell’Occidente che è oggettivamente in contraddizione con i suddetti interessi.
L’Occidente continua a non rispettare l’intelligenza degli africani producendo prodotti informativi che implicano che decine di milioni di loro non sono abbastanza intelligenti da evitare di cadere nella cosiddetta “propaganda russa”. Questo blocco di fatto della Nuova Guerra Fredda non può riconoscere l’attrattiva di base della Russia o la sua visione del mondo, poiché ciò contraddirebbe di default le loro pretese di “eccezionalismo” e “supremazia”, neutralizzando così la cosiddetta “base morale” contorta su cui “giustificano” le loro politiche egemoniche sul fronte interno.
È necessaria una rivoluzione radicale della loro visione del mondo perché l’Occidente abbia qualche possibilità di competere con la Russia per i cuori e le menti in Africa, che è esattamente ciò che ha suggerito la figura dell’opposizione congolese citata nell’ultima analisi. In caso contrario, l’Occidente si sentirà costretto a ricorrere a misure aggressive e sovversive per aggrapparsi alla propria influenza, destabilizzando così l’Africa e correndo il rischio di un contraccolpo di vasta portata per i propri interessi.
Per quanto ovvia possa sembrare questa soluzione, essa rimane irrealistica finché l’élite al potere in Occidente continuerà a formulare la politica secondo i precetti liberal-globalisti, che sono suprematisti a causa del tentativo di costringere tutti gli altri Stati a seguire modelli incompatibili con le loro tradizioni storiche. Qui sta il problema persistente, poiché non c’è alcuna ragione credibile per aspettarsi che riconsiderino la loro visione del mondo, visto che credono veramente nel loro “eccezionalismo” e nella loro “supremazia”.
Inoltre, queste nozioni bigotte servono a instillare nel pubblico interno la falsa convinzione di essere in una cosiddetta “missione di civilizzazione” e di doversi quindi “sacrificare per il bene comune”, consentendo così all’élite di ricoprirlo indefinitamente con questo pretesto. Stando così le cose, ci si aspetta che i politici occidentali continuino ad aggrapparsi a questa visione del mondo geostrategicamente controproducente, che accelererà il declino dell’influenza del loro blocco de facto della Nuova Guerra Fredda in Africa.
Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Foto: Idee&Azione
16 aprile 2023