Idee&Azione

Il diavolo è nei dettagli quando si tratta della proposta di pace di Pashinyan per il Karabakh

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di Andrew Korybko

Il Primo Ministro armeno Pashinyan ha proposto di riconoscere pienamente l’integrità territoriale dell’Azerbaigian in cambio di un riconoscimento analogo da parte del suo Paese, ma con l’avvertenza che lo farà solo se sarà garantita la sicurezza degli armeni locali. Questo naturalmente solleva la questione di come soddisfare la sua richiesta in modo accettabile anche per l’Azerbaigian, con la possibilità di prolungare il dispiegamento delle forze di pace russe in loco.

Tuttavia, non si può dare per scontato che l’Azerbaigian approvi questa soluzione per il lungo periodo di tempo che Pashinyan sembra ritenere necessario per garantire la sua sicurezza, dal momento che sembra essere sempre più frustrato dallo status quo. L’Azerbaigian ha accettato la presenza di queste forze solo nel novembre 2020 perché si aspettava che avrebbero accelerato la rimozione delle forze armene, facilitando al contempo la riaffermazione della sovranità dello Stato sul resto del suo territorio.

Questo risultato non si è ancora concretizzato e, anzi, questi rivali del Caucaso meridionale si sono scontrati più volte lungo il loro confine riconosciuto a livello internazionale. L’Armenia accusa inoltre l’Azerbaigian di aver violato lo stesso cessate il fuoco mediato da Mosca che aveva accettato dopo che i cosiddetti “attivisti” avevano bloccato il corridoio di Lachin, mentre l’Azerbaigian accusa l’Armenia di aver fatto lo stesso lanciando ancora attacchi dal Karabakh. Questi fattori si sono combinati per far sì che molti si preoccupino che presto possa scoppiare un’altra guerra.

Come Stato che si rispetti, l’Azerbaigian considera offensivo che l’Armenia lasci intendere di non poter garantire la sicurezza dei suoi cittadini, compresi gli armeni che si trovano in Karabakh fin dall’epoca sovietica, ma non quelli che si sono trasferiti nella regione come coloni dopo l’occupazione della vicina Armenia. La sua crescente fiducia e il suo prestigio regionale, grazie alla vittoria di due anni e mezzo fa, riducono le possibilità che l’Azerbaigian accetti di prolungare il dispiegamento delle forze di pace russe. 

Questi calcoli pongono indirettamente un problema per le relazioni russo-armene, poiché Mosca deve dimostrare a Erevan il proprio valore in termini di sicurezza militare per evitare la sua “defezione” dalla CSTO, e lo scenario di un prolungamento del dispiegamento delle sue forze di pace in Azerbaigian è il modo migliore per farlo. L’Armenia ha sorpreso la Russia partecipando alle esercitazioni congiunte della NATO il mese scorso, e questo mese il suo viceministro degli Esteri ha rivelato di aver preso in considerazione l’idea di lasciare la CSTO lo scorso settembre.

Pashinyan ha aggiunto all’inizio di questa settimana che il ritiro dell’Armenia potrebbe effettivamente avvenire se concludesse che la CSTO è “diventata un’organizzazione non funzionale”, il che ha spinto il portavoce del Cremlino Peskov a promettere che la Russia manterrà un dialogo pertinente con il suo partner nel tentativo di evitare questo. La minaccia non dichiarata che è stata appena trasmessa da Erevan è che abbandonerà la CSTO e quindi infliggerà un duro colpo a Mosca se la Russia non riuscirà a convincere l’Azerbaigian a garantire la sicurezza degli armeni in quel Paese.

Nel caso in cui l’Armenia “disertasse” questo blocco di sicurezza militare a guida russa, solleverebbe immediatamente dubbi sull’affidabilità di Mosca nei confronti degli altri partner, come quelli dell’Asia centrale, e potrebbe quindi spingere questi Paesi a prendere le distanze da Mosca, come vuole l’Occidente. Con l’Armenia fuori dalla CSTO, potrebbe richiedere un ingresso accelerato nella NATO, che potrebbe portare all’unione con la Georgia, come si pensava avvenisse con Finlandia e Svezia.

La Russia deve quindi fare del suo meglio per evitare che questo oscuro scenario si realizzi, e a tal fine è chiamata a risolvere politicamente il conflitto armeno-azero una volta per tutte e al più presto, prima che la pazienza di Erevan si esaurisca. Detto questo, non sarebbe nell’interesse dell’Armenia abbandonare la CSTO fino a quando non otterrà ciò che vuole, perché altrimenti si troverebbe senza la protezione della Russia se l’Azerbaigian e/o la Turchia decidessero di invadere il suo territorio internazionalmente riconosciuto per risolvere il conflitto alle loro condizioni.

Tuttavia, potrebbe accadere che l’Armenia raggiunga segretamente un accordo con gli Stati Uniti affinché questi ultimi le estendano garanzie di sicurezza prima dell’adesione del Paese alla NATO, dopo aver annunciato formalmente il suo ritiro dalla CSTO e l’intenzione di aderire al blocco nemico. Il precedente per farlo era già stato stabilito lo scorso maggio, quando gli Stati Uniti avevano dato esattamente questo tipo di garanzie alla Finlandia e alla Svezia fino alla loro adesione alla NATO, che è ancora pertinente per quest’ultima poiché non l’ha ancora fatto.

La sfida della Russia è quindi triplice, poiché deve: 1) mediare un accordo di pace sostenibile tra Armenia e Azerbaigian il prima possibile per prevenire la “defezione” di Erevan dal CSTO con il pretesto che questo gruppo è “non funzionale”; 2) a tal fine Mosca deve probabilmente convincere Baku ad accettare almeno di prolungare la presenza delle forze di pace russe per i prossimi anni; e 3) poi assicurarsi che l’Armenia non “diserti” ancora da questo blocco dopo aver già ottenuto ciò che vuole dalla Russia.

Ognuno di questi compiti rappresenta una sfida formidabile già di per sé, per non parlare del fatto che devono essere affrontati tutti insieme, visto che l’Armenia ha lasciato intendere che abbandonerà il CSTO se non otterrà presto ciò che vuole, senza contare che tutto ciò avviene nel bel mezzo dell’operazione speciale russa in corso. Tuttavia, se c’è un Paese i cui diplomatici sono in grado di essere all’altezza della situazione, è proprio la Russia. Questo non significa che avranno successo, ma solo che nessuno dovrebbe dubitare che faranno del loro meglio.

Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack 

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: One World – Korybko Substack

25 maggio 2023

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