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La Cina ha condannato duramente la visita del ministro dell’Interno indiano nel territorio himalayano conteso

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di Andrew Korybko

La visita del ministro dell’Interno indiano Amit Shah nel territorio himalayano dell’Arunachal Pradesh, controllato da Delhi e chiamato dalla Cina Tibet meridionale, ha suscitato una dura condanna da parte di Pechino. Il portavoce del Ministero degli Esteri Wang Wenbin ha dichiarato che “Zangnan è territorio cinese”. La visita del funzionario indiano a Zangnan viola la sovranità territoriale della Cina e non favorisce la pace e la tranquillità della situazione di confine”. Questo segue di poco la recente ridenominazione da parte della Cina di alcune aree controllate dall’India.

Nell’ultima settimana, i legami sino-indiani hanno continuato a peggiorare a causa delle questioni relative ai visti, apparentemente in contrasto tra loro, con i rispettivi giornalisti; venerdì, poi, sono iniziate a circolare notizie secondo cui la Cina avrebbe pianificato di ottenere informazioni sull’India da strutture in Myanmar e Sri Lanka. Quest’ultimo sviluppo inasprisce la retorica tra i due Paesi, perché non è da poco che Pechino abbia appena accusato Delhi di aver violato la sua sovranità territoriale.

In precedenza, la Repubblica Popolare era rimasta in silenzio dopo che l’India aveva ospitato un incontro del G20 in questo territorio conteso alla fine del mese scorso, incontro che la Cina aveva saltato e che, col senno di poi, potrebbe aver influenzato la sua decisione di rinominare alcune di queste aree controllate dall’India più di una settimana dopo. In precedenza, la Cina aveva protestato per le precedenti visite di funzionari indiani in quella regione, ma il contesto in cui si è svolta l’ultima suggerisce che i legami sono destinati a procedere lungo la loro attuale traiettoria discendente per un futuro indefinito.

Non ci si aspetta che nessuna delle due parti retroceda dalle rispettive rivendicazioni su questo territorio himalayano: Quelle della Cina sono parte integrante della sua storia nazionale legata all’inversione del Secolo delle Umiliazioni, mentre quelle dell’India sono legate al suo pluridecennale controllo sulla regione. Questa dinamica non si limiterà a influenzare negativamente i loro legami bilaterali, ma potrebbe anche ostacolare la cooperazione multilaterale nell’ambito dei BRICS e della SCO, soprattutto per quanto riguarda i piani di nuova valuta di riserva (e forse digitale) del primo.

Tuttavia, entrambi i pretendenti faranno probabilmente del loro meglio per gestire responsabilmente la dimensione militare delle loro crescenti tensioni, in modo da evitare lo scoppio di un conflitto per errore di calcolo che potrebbe poi essere sfruttato dagli Stati Uniti per dividerli e governarli. La Russia potrebbe anche svolgere un ruolo positivo nel caso in cui le venisse richiesto di mediare dai suoi partner multipolari, anche se ognuno di loro dovrebbe chiederlo, poiché Mosca non lo farà unilateralmente se uno di loro non ha espresso interesse.

È fondamentale che le tensioni sino-indiane rimangano gestibili almeno nel breve termine, poiché l’ipotesi che la Cina salti i prossimi vertici della SCO e del G20 ospitati dall’India come forma di protesta, nel caso in cui i loro legami si deteriorino seriamente prima di allora, infliggerebbe un duro colpo al multipolarismo. Per essere assolutamente chiari, al fine di evitare che la frase precedente venga fraintesa o che l’intenzione dietro di essa venga distorta dai propagandisti, è improbabile che la Cina faccia questo, ma non si può nemmeno escludere che lo faccia.

Piuttosto, gli osservatori dovrebbero rimanere consapevoli di questo scenario, poiché rappresenta la peggiore delle ipotesi che potrebbe verificarsi nei prossimi cinque mesi che precedono il vertice del G20 di inizio settembre. È più che probabile, tuttavia, che prima di allora la rivalità sino-indiana non si inasprisca a tal punto da diventare una possibilità praticabile, poiché sarebbe reciprocamente svantaggioso se ciò accadesse. Finché non si verificheranno scontri gravi lungo la frontiera contesa, questo scenario quasi certamente non si concretizzerà.

Detto questo, il dato che emerge da quest’ultimo aggiornamento sulla tendenza al declino delle relazioni sino-indiane è che la retorica cinese si è notevolmente inasprita in risposta alla visita del ministro dell’Interno indiano in questo territorio himalayano conteso. Si tratta di uno sviluppo preoccupante che merita di essere monitorato da vicino dagli osservatori interessati a causa delle possibilità – per quanto per ora scarse – che possa portare a escalation militari e/o politiche molto più significative da entrambe le parti prima del vertice del G20 di settembre a Delhi.

Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack 

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: Agi.it

11 aprile 2023

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