di Ramona Wadi
L’ONU e le sue istituzioni affiliate hanno proposto diverse iniziative futili, che si presume mirino a rendere Israele responsabile delle sue violazioni dei diritti umani. Il punto 7 dell’Agenda non fa eccezione, nonostante sia un punto permanente dell’agenda di ogni riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Lunedì, il Consiglio ha votato a favore di due progetti di risoluzione sul diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e all’indipendenza e sugli insediamenti coloniali di Israele costruiti dal 1967. Il Ministero degli Esteri dell’Autorità Palestinese ha ancora una volta trattato le votazioni come un trionfo e ha usato i propri due pesi e due misure, distinguendo tra i Paesi che hanno votato a favore e quelli che hanno votato contro, con scarsa considerazione per il risultato finale, indipendentemente dalla preferenza di voto: l’impunità di Israele.
Secondo l’agenzia di stampa Wafa, il ministero ha respinto le posizioni degli Stati membri che hanno votato contro la bozza di risoluzione e il loro rifiuto di contribuire a rendere Israele responsabile. Tuttavia, il problema principale risiede nel fatto che le bozze di risoluzione non sono vincolanti, il che significa che i Paesi che votano a favore non hanno l’obbligo di tradurre il loro voto in azione. Il risultato, come quello di altre risoluzioni non vincolanti, è un esercizio diplomatico che fa perdere tempo e non avvicina il popolo palestinese al ripristino dei suoi diritti politici.
Il punto 7 dell’Agenda è stato più volte denunciato da Israele per la sua presunta parzialità. Eppure, nonostante le condanne da parte di Israele di tutte le iniziative dell’ONU, che si tratti del Consiglio per i Diritti Umani, dell’Assemblea Generale o del Consiglio di Sicurezza, la comunità internazionale ha perfezionato la sua protezione di Israele attraverso molte iniziative che pretendono di responsabilizzarlo. Non si tiene conto del fatto che, fin dal Piano di spartizione del 1947, le Nazioni Unite hanno gestito e costantemente ridotto le aspettative dei palestinesi per una risoluzione politica, proteggendo la colonizzazione israeliana. L’attenzione ai diritti umani, piuttosto che all’espansione, al radicamento e alla violenza coloniale, ha fornito un’eccellente patina alla comunità internazionale in questo senso.
Le violazioni dei diritti umani sono state normalizzate a livello globale. Eppure il discorso sui diritti umani prevale quasi come se fosse l’unico quadro comprensibile da cui argomentare contro le violazioni. Il fascino generico e universale della retorica dei diritti umani impedisce il controllo politico, anche se permette agli attori politici di promuovere la mancanza di distinzione tra la violazione dei diritti umani e il contesto da cui proviene.
Quindi, nel caso di Israele, il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione senza il contesto coloniale, o la continua espansione degli insediamenti sul territorio palestinese, sono semplicemente visti come questioni a cui si può porre rimedio attraverso la buona volontà internazionale, o lo sforzo, o qualsiasi altra nozione idealistica priva del contesto storico e politico della colonizzazione sionista e della complicità internazionale.
I palestinesi non hanno bisogno di altre risoluzioni non vincolanti; lo sfacelo pluridecennale della finzione dovrebbe essere abolito. Mentre Israele si lamenta contro il punto 7 dell’Agenda, che viene registrato come opposizione a un’iniziativa delle Nazioni Unite a favore della Palestina – cosa che non è -, l’impresa coloniale in Palestina non mette in pausa di una virgola i suoi piani espansionistici. I palestinesi, nel frattempo, vengono alimentati con la retorica senza azione, che è l’intento dietro le risoluzioni non vincolanti. È più che ipocrita che Israele affermi di essere stato preso di mira dalla comunità internazionale, quando in realtà i palestinesi sono stati forzatamente legati al paradigma umanitario per far sì che il processo di colonizzazione continuasse senza sosta. Il punto 7 dell’Agenda non è altro che una farsa.
Traduzione a cura della Redazione
Foto: Idee&Azione
11 aprile 2023