Idee&Azione

La vera agenda globale che spinge per la guerra anche con la Cina [3/3]

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di Cynthia Chung

Il Movimento dei Girasoli: La rivoluzione colorata di Taiwan

Quello che molti probabilmente non sanno, o almeno non riconoscono, è che la “Rivoluzione della dignità” dell’Ucraina si è verificata nello stesso anno della “Rivoluzione degli ombrelli” di Hong Kong, nota come “Occupy HK,” e del Movimento dei girasoli di Taiwan. Sì, sono avvenuti tutti nello stesso anno e sono stati tutti finanziati dal National Endowment for Democracy insieme a varie ONG occidentali.

Cominciamo con il caso di Hong Kong.

Hong Kong, che aveva fatto parte della Cina per molti secoli, era nata come colonia temporanea dell’Impero britannico dopo la sconfitta della Cina nella Prima Guerra dell’Oppio. Dopo la perdita della Seconda Guerra dell’Oppio, la Gran Bretagna aveva allargato la colonia alla penisola di Kowloon e, nel 1898, aveva ottenuto un contratto di locazione di 99 anni per Hong Kong.

Nel 1997, Hong Kong è stata restituita alla Cina in base all’accordo di locazione di 99 anni stipulato con la Gran Bretagna. Tuttavia, la Gran Bretagna non ha lasciato Hong Kong completamente.

Laura Ruggeri, che vive a Hong Kong dal 1997 e ha realizzato un eccellente reportage sulle proteste di Hong Kong del 2019, scrive nel suo articolo “Agents of Chaos: How the US Seed a Color Revolution in Hong Kong“:

“In apparenza, il processo di creazione di un senso di identificazione e lealtà con la Cina era ancora agli inizi. Al contrario, gli attori transnazionali, in particolare le chiese, le ONG e le reti di sostegno considerate dagli Stati Uniti come “vettori di influenza” e “catalizzatori di democratizzazione,” erano ben radicati nella società civile di Hong Kong. Lavorando di concerto con i media locali e i partiti filodemocratici sponsorizzati dagli Stati Uniti, avevano sottoposto sia la Cina che il governo locale a critiche costanti, sfruttando le rimostranze interne per approfondire le fratture nella società e raggiungere il tipo di polarizzazione partitica e ideologica che avrebbe reso Hong Kong ingovernabile.

… I legislatori di Hong Kong non hanno riconosciuto che la fattibilità politica di un Paese a due sistemi si basa, in ultima analisi, sulla stabilità di un Paese, senza la quale qualsiasi discorso su due sistemi diventa assurdo.

 Quando, nel 1997, era terminato il dominio britannico, aveva lasciato dietro di sé un’eredità tossica di istituzioni coloniali, funzionari pubblici addestrati dal Regno Unito e una psiche collettiva danneggiata, tenuta insieme in modo precario da un falso senso di superiorità nei confronti della Cina continentale.

…Gli Stati Uniti avevano iniziato a gettare le basi per una rivoluzione colorata a Hong Kong già prima del passaggio di consegne del 1997: i finanziamenti della NED ai gruppi con sede a Hong Kong risalgono al 1994 e sono stati descritti come “consistenti” da Louisa Greve, che è stata vicepresidente dei programmi per l’Asia, il Medio Oriente e il Nord Africa fino al 2017. Il loro primo obiettivo strategico era stato quello di impedire la promulgazione a Hong Kong di una legge sulla sicurezza nazionale (articolo 23), che avrebbe reso di fatto illegali le attività del NED e di altre organizzazioni finanziate dall’estero.

Quando, nel 2003, il Segretario per la Sicurezza, Regina Ip, aveva annunciato un disegno di legge per l’attuazione dell’articolo 23 [5], quasi ad un unico segnale, mezzo milione di persone avevano marciato contro la proposta del governo, la signora Ip era diventata il bersaglio di una campagna di diffamazione coordinata che l’aveva costretta a dimettersi dall’incarico e il disegno di legge era stato, infine, ritirato.

… agenti stranieri e quinte colonne. Il loro compito era quello di far fallire il modello di governance One Country Two Systems e di contrastare l’insorgere di sentimenti patriottici nei confronti della Cina. Se il modello One Country Two Systems fallisse a Hong Kong, gli Stati Uniti raggiungerebbero anche un altro obiettivo strategico a costo zero, perché Taiwan non sarebbe tentata di adottarlo in futuro. (Per maggiori informazioni su questo argomento si rimanda agli ottimi articoli di Laura Ruggeri).

Così, come si vede in tutte queste rivoluzioni finanziate dalla NED, il popolo non protesta mai per qualcosa che danneggia la sua libertà e la sua prosperità, ma, piuttosto, per il contrario. Sono stati ingannati nel protestare contro qualcosa che, in realtà, andrebbe a loro vantaggio. I pregiudizi, alimentati da agenti stranieri nel sistema educativo, nei media e nel governo, li spingono a odiare e a diffidare di ciò che in realtà sarebbe un risultato migliore per loro.

Nel caso delle proteste di Hong Kong del 2019, queste erano incredibilmente iniziate come un movimento contro la legge di modifica della legge sull’estradizione, in risposta all’introduzione da parte di Hong Kong della legge di modifica sull’estradizione dei criminali fuggitivi. Perché il governo di Hong Kong aveva introdotto questa legge? Perché una ragazza era stata fatta a pezzi e infilata in una valigia. Il fidanzato che aveva commesso l’orribile crimine aveva lasciato il corpo della ragazza a Taiwan e preso un volo per Hong Kong la sera stessa.

La legge di Hong Kong, in virtù del principio “un Paese, due sistemi,” non consentiva l’estradizione del criminale da parte della Cina. Qualcosa che nemmeno il governo australiano aveva considerato un problema prima del fervore delle proteste a Hong Kong. Ciò significava che i partecipanti alle proteste di Hong Kong del 2019 stavano in definitiva protestando contro il diritto della Cina di “intervenire” nel modo in cui gli abitanti di Hong Kong vivevano la loro vita, anche se avevano commesso crimini all’interno della Cina.

In altre parole, questi manifestanti stavano dicendo che la Cina non aveva il diritto di intervenire nei crimini commessi dagli abitanti di Hong Kong, anche se Hong Kong faceva parte della Cina… Vi sembra un movimento democratico e pacifista?

Per non parlare del fatto che, durante le proteste del 2019, [i dimostranti] avevano attaccato violentemente tutti i residenti di Hong Kong che non erano d’accordo con le loro idee, compresi gli anziani.

Il movimento “Occupy HK” del 2014 aveva ricevuto 400.000 dollari di finanziamenti dalla NED. Dal 2017 al 2019, per le proteste del 2019, Hong Kong aveva ricevuto 1,7 milioni di dollari in sovvenzioni dalla NED.

La NED finanzia anche gruppi separatisti in Tibet (link per il 2021) e nello Xinjiang (chiamato Turkistan orientale solo dai separatisti radicalizzati e dalla NED). Il NED ha recentemente cancellato la lista dei finanziamenti per lo Xinjiang, ma se si va a cercare le “sovvenzioni assegnate” sul sito del NED si scopre che il loro finanziamento principale va al World Uyghur Congress, che è al servizio della politica estera del governo statunitense ed è il principale organizzatore e finanziatore delle affermazioni secondo cui la Cina starebbe commettendo un genocidio nello Xinjiang (per ulteriori informazioni su questo argomento, fare riferimento qui).

Quando, nel 2019, l’Anglo-America aveva fatto un secondo tentativo di reclamare Hong Kong, aveva nuovamente fallito l’obiettivo di separare Hong Kong dalla Cina. Se ci fosse riuscito, sarebbe stato usato come modello per il movimento separatista di Taiwan.

Stranamente, è circolata in rete un’affermazione di agenzie di stampa, come il Guardian, che critica la Cina per aver sostenuto che Hong Kong non è mai stata una colonia britannica, in quanto la Cina non ha mai riconosciuto i trattati che avevano ceduto la città alla Gran Bretagna. Questo è vero, nel senso che era stata la corrotta dinastia Qing a cedere Hong Kong agli Inglesi con un contratto di affitto di 99 anni. Quando il popolo cinese aveva rovesciato la dinastia Qing e dato vita alla Repubblica Popolare Cinese, questo trattato non è mai stato riconosciuto. In altre parole, il governo cinese non ha mai riconosciuto un simile trattato a sostegno del colonialismo britannico.

Ciò che disturba in questo tipo di critica alla Cina, che rifiuta essenzialmente di accettare un’identità coloniale, è la reazione della stampa britannica, che è stata: “come osano!” Le vecchie abitudini sono dure a morire.

La Cina ha riconosciuto, come confermato anche dalle osservazioni di Laura Ruggeri, di dover riprendere in mano il proprio sistema educativo a Hong Kong, non perché sia una sorta di dittatura che censura la libertà di parola, ma perché i libri di testo continuavano ad insegnare una visione coloniale britannica del mondo e della storia cinese essenzialmente anti-cinese.

È ironico che questi cosiddetti amanti della libertà a Hong Kong e i loro sostenitori siano così rapidi a schierarsi a favore di una politica coloniale. Qualsiasi cosa pur di sedersi nella sala dei padroni…

L’articolo del Guardian prosegue dicendo: “Come osa la Cina insegnare nelle proprie scuole che le proteste di Hong Kong del 2019 sono state guidate da forze esterne?” Ciò significa: come osa la Cina non accettare come autentico il movimento separatista di Hong Kong, a cui è stato fatto il lavaggio del cervello con una genuina mentalità coloniale?

Immagine dei manifestanti di Hong Kong del 2019 che tengono in mano le bandiere britanniche.

Qui vorrei aggiungere una cosa, una parte della mia famiglia proviene da Hong Kong, ed è evidente che si considerava superiore ai cinesi che vivevano sulla terraferma, che consideravano sporchi contadini, e probabilmente hanno mantenuto questo pregiudizio, nonostante la Cina continentale sia ora economicamente fiorente e molte città siano molto più ricche e fiorenti di Hong Kong. La mia famiglia, che è cresciuta a Hong Kong, si era identificata in gran parte con l’idealizzazione occidentale e mia madre e i miei fratelli mi avevano persino confessato che avrebbero voluto essere nati con caratteristiche fisiche più occidentali. Vi sembra una libertà?

Infine, diamo uno sguardo al “Movimento dei girasoli” di Taiwan.

Taiwan, nel caso non lo sapeste, è legalmente una parte della Cina ed è riconosciuta come tale da tutta la comunità internazionale, ad eccezione di 13 piccoli Paesi e della Città del Vaticano, la Santa Sede. E mi spingo a dire che non è stata una decisione autonoma di questi piccoli Paesi, che sono asserviti al diktat anglo-americano.

Anche gli Stati Uniti, nonostante l’invio di armi a Taiwan e la presenza di un piccolo numero di truppe americane a Taiwan, riconoscono Taiwan come parte della Cina.

Sul sito web del Dipartimento di Stato americano scrivono: “Ci opponiamo a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo da entrambe le parti; non sosteniamo l’indipendenza di Taiwan.”

Perché allora tutta questa belligeranza da parte degli Stati Uniti? Sembra che siano gli Stati Uniti a violare la legge.

In modo alquanto ridicolo, Newsweek ha pubblicato un articolo che è lo stesso tipo di narrativa che viene pubblicata da tutti i media in questo momento, intitolato “China Warplane Fleet Enters Taiwan’s Air Defense Zone.

Di seguito sono riportate le immagini pubblicate dal Ministero della Difesa nazionale di Taiwan, che mostrano la “violazione” degli aerei cinesi, utilizzate dall’articolo di Newsweek.

Notate qualcosa di strano? La zona aerea autodichiarata di Taiwan si sovrappone alla Cina continentale. Secondo Taiwan, la Cina non dovrebbe nemmeno avere il diritto di volare sopra una parte della propria terraferma!

Inoltre, secondo Taiwan, la Cina non ha il diritto di passare sopra o attraverso lo Stretto di Taiwan, ma un cacciatorpediniere della Marina statunitense può entrare nelle “sue” acque, cosa che è accaduta solo pochi giorni fa e non è stata la prima volta.

La CNN ha un titolo molto fuorviante: “Il cacciatorpediniere della Marina statunitense entra nelle acque rivendicate dalla Cina per la terza volta in una settimana.” “Acque rivendicate dalla Cina”? Il Dipartimento di Stato americano riconosce Taiwan come parte della Cina, quindi sì, è in acque cinesi. Cominciate a capire con cosa deve fare i conti la Cina?

Infine, se vedete le rotte di volo che la Cina sta seguendo nell’immagine qui sopra, potete vedere chiaramente che la Cina sta mettendo in chiaro che queste rotte di volo non sono destinate a passare sopra Taiwan. La Cina sta dando a Taiwan il suo spazio, anche se fa parte della Cina.

Come ha sottolineato nei suoi video informativi l’ex marine Brian Berletic di The New Atlas, Taiwan dipende completamente dal commercio con la Cina, quindi, se la Cina volesse davvero causare la “sottomissione” di Taiwan alla Cina, non ci sarebbe bisogno di “invadere” Taiwan, ma, semplicemente, basterebbe interrompere il commercio con Taiwan. La Cina rappresenta il 49,04% delle esportazioni di Taiwan e il 23,8% delle importazioni di Taiwan.

Nel 2014, il Movimento dei Girasoli, come la “Rivoluzione per la Dignità” ucraina, riguardava un accordo economico. Nel caso di Taiwan si trattava di un accordo di libero scambio con la Cina, il che ha senso visto che Taiwan fa parte della Cina, quindi perché non si dovrebbe volere il libero scambio all’interno dello stesso Paese? Ancora una volta, vediamo che le proteste erano contro qualcosa che, in realtà, andava a loro vantaggio.

Una delle principali organizzazioni dietro il Movimento dei Girasoli era la Taiwan Foundation for Democracy, che è direttamente collegata alla NED e riceve finanziamenti da quest’ultima (per maggiori informazioni su questo aspetto, consultare il New Atlas).

Nella pagina web del NED “Il destino di Taiwan,” Carl Gershman, ex ambasciatore degli Stati Uniti presso il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite e presidente del NED dalla sua fondazione nel 1984 al 2021, afferma che:

“Ho visitato Taiwan per la prima volta 25 anni fa per incoraggiarla a unirsi alla comunità di Paesi che promuovevano la democrazia attraverso istituzioni non governative, come il National Endowment for Democracy. All’epoca, Taiwan non era pronta per questa idea.

Nel quarto di secolo trascorso da quella conferenza, Taiwan ha consolidato una democrazia liberale dinamica, stabile e di successo, esemplificata dalla stessa Presidente Tsai, che è la prima donna ad essere stata eletta Presidente di Taiwan. Nel resto del mondo, invece, la democrazia è entrata in un periodo di crisi… e Paesi autoritari come la Russia e la Cina sono diventati più aggressivi e minacciosi.

Taiwan non ha scelto di essere un simbolo globale dell’universalismo democratico, e non prevedevo che lo sarebbe diventata quando ero venuto qui 25 anni fa, sperando che Taiwan potesse creare un’istituzione per promuovere la democrazia nel mondo. Ora ha un’istituzione di questo tipo, e di questo sono molto grato. E, come avevo detto l’anno scorso, quando avevo parlato alla celebrazione del 15° anniversario della TFD, spero che il governo di Taiwan aumenti il budget della Fondazione, come il Congresso degli Stati Uniti potrebbe presto fare per il NED. Il lavoro è così importante.

… Grazie al sacrificio e all’impegno di Taiwan, credo che quel giorno arriverà.”

Come il sacrificio del popolo ucraino ha portato all’Ucraina in obbedienza a questo?

Dalle parole di Carl Gershman emerge chiaramente che la Fondazione per la democrazia di Taiwan è un’istituzione creata e finanziata dalla NED per incoraggiare la separazione di Taiwan dalla Cina.

E, proprio come la Rivoluzione della Dignità in Ucraina, il movimento dei Girasoli ha permesso di chiedere un nuovo governo, un nuovo governo che sarebbe stato scelto e plasmato dagli Stati Uniti. Persone come Joseph Wu, Ministro degli Affari Esteri di Taiwan e vicepresidente della Fondazione per la Democrazia di Taiwan.

Alcune riflessioni conclusive

Allora, è davvero meglio il diavolo che si conosce? Ho sempre trovato questo detto un po’ confuso, perché essenzialmente descrive una situazione o una persona che sappiamo per certo essere mostruosamente cattiva e l’altra che riconosciamo di non “conoscere.” Allora perché diamo per scontato che la scelta è tra una cosa mostruosa o un’altra [altrettanto mostruosa]?

Come vediamo soprattutto con la tecnica delle rivoluzioni colorate, l’ignoranza delle persone nello schierarsi con il diavolo che conoscono, è che, in realtà, hanno semplicemente scelto di rimanere nell’inferno in cui si trovano. Hanno così paura di viaggiare verso l’ignoto (che può diventare rapidamente noto se ci si informa) che preferiscono rimanere con il loro rapitore.

Sindrome di Stoccolma coloniale, si potrebbe dire?

B.F. Skinner, un inquietante comportamentista, nel suo lavoro con i ratti aveva scoperto un fenomeno che oggi viene chiamato, in modo molto inquietante, “scatola di Skinner” o, con un titolo un po’ meno inquietante, “camera di condizionamento operante.”

Skinner aveva scoperto che i ratti torturati all’interno di questa scatola con messaggi conflittuali di ricompensa e punizione, sviluppavano una sorta di dipendenza da questa “realtà,” creata come meccanismo per far fronte a stress futuri. Aveva scoperto che quando ai ratti veniva permesso di uscire dalla scatola e venivano sottoposti ad uno stimolo che provocava dolore o paura, la loro reazione immediata era quella di correre di nuovo nella scatola per la propria sicurezza percepita, di propria volontà!

Pensateci.

C’è un motivo per cui i comportamentisti si sono entusiasmati per questa “scoperta” di Skinner, e non è stato per le sue applicazioni sui ratti…

Ci dicono che viviamo in un mondo complicato. Un mondo diviso, pieno di odio, guerra e avidità. Ed è certamente vero che l’Occidente, in particolare, è sceso nel suo inferno auto-creato. Ma è proprio questa la chiave.

Come direbbe John Milton nel suo Paradiso perduto: “La mente è il suo luogo e, di per sé, può fare dell’inferno un paradiso o del paradiso un inferno.”

Ironicamente, ciò che molti non sanno è che Milton aveva scritto un seguito intitolato “Paradise Regained.” È interessante che ci si concentri solo sul Paradiso perduto e che, apparentemente, non ci si interessi del Paradiso ritrovato. O che tutti abbiano sentito parlare dell’Inferno e forse del Purgatorio di Dante, ma pochi abbiano sentito parlare del Paradiso di Dante, che doveva essere letto nel suo insieme. Secondo voi, perché?

Se scegliamo di camminare in questa vita alla cieca verso il bene, certamente ci condanneremo a vivere in un inferno, ma questa non è la realtà, è la nostra creazione.

La scelta è vostra.

“È la mente stessa dell’uomo, non il suo nemico o il suo avversario, che lo attira verso le vie del male.”

– Buddha

Note:

[5] L’articolo 23 è un articolo della Legge fondamentale di Hong Kong. Esso stabilisce che la Regione amministrativa speciale di Hong Kong “promulgherà leggi proprie per proibire qualsiasi atto di tradimento, secessione, sedizione, sovversione contro il Governo popolare centrale o furto di segreti di Stato, per proibire alle organizzazioni o agli organi politici stranieri di condurre attività politiche nella Regione e per proibire alle organizzazioni o agli organi politici della Regione di stabilire legami con organizzazioni o organi politici stranieri”.

Parte 3 di 3

Pubblicato su ComeDonChisciotte

Foto: chennaiprint.in

14 agosto 2022