Idee&Azione

L’attacco al cuore del mondo

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di Lorenzo Marinoni

Trovo ineccepibile la considerazione di Aleksandr Dugin secondo cui la teoria politica liberale, rimanendo incontrastata, sia diventata una forma di totalitarismo. Sempre sulla scorta di Dugin, si potrebbe andare addirittura oltre ed affermare che tale teoria, sviluppandosi nell’ideologia globalista oggi imperante, rappresenti la compiuta realizzazione del concetto stesso di Totalitarismo. Solo le persone plagiate dalla stessa propaganda globalista sono persuase che le mostruosità del XX secolo siano relegate una volta per tutte tra le pagine dei libri di Storia.

Alla luce invece delle miserie liberticide del “periodo virale” – sperimentate sulla propria pelle da chiunque non viva sotto narcosi – e di quanto sta avvenendo oggi sullo scenario geopolitico mondiale, “Dittatura democratica” o “Totalitarismo liberale” sono ben altro che curiosi ossimori prodotti dalla mente contorta di qualche Bastian contrario o “complottista” a cui rivolgere un sorriso di compatimento o una smorfia carica di amarezza.

Da quando essere liberal-democratici è diventata la qualifica di chi partecipa a vario titolo alla conversione forzata del mondo intero secondo i parametri culturali decadenti di un Occidente anticristiano avente per capitale nera Washington D.C., “Totalitarismo” con la T maiuscola non è nient’altro che il sinonimo di “Globalismo” e cioè, letteralmente: imposizione con la forza – con ogni tipo di forza – di un modello unico di tipo unipolare a tutto il globo terraqueo.

Il paradigma liberale non è semplicemente espressione della volontà di potenza neocoloniale da parte di quello che oggi viene chiamato con un eufemismo “Occidente collettivo” – come se si trattasse di una consonanza paritaria e non dell’imperio esercitato dal sovrano talassocratico nordamericano sui suoi servili vassalli europei, aderenti alla NATO, ma condensa nella sua essenza tutti gli anti-valori della modernità: raccontati per giunta con perfidia diabolica come il loro esatto contrario, ovvero l’espressione più alta che mente umana possa concepire per un proficuo e pacifico vivere civile. Il “vero crimine” di Putin è stato quello di indicare la foglia di fico dell’Occidente atlantista.

Il primato spirituale che l’Occidente collettivo arroga a sé stesso per autolegittimarsi in ogni forma di prevaricazione su ogni altra visione del mondo e della vita è profondamente razzista – come sottolinea ancora Dugin e come confermano le esternazioni allegoriche di Josep Borrell circa la difesa dei campi coltivati (leggi “cultura superiore”) dal sopravvento della giungla orientale (leggi “barbarie”). La presunta superiorità occidentale è anche l’oggetto principale di una propaganda degna dei peggiori regimi autoritari, con l’aggravante di estendersi a tutto il pianeta grazie al monopolio quasi assoluto dei mezzi d’informazione e delle istituzioni culturali.

Dugin ha avuto la brillante intuizione di individuare nella teorizzazione originaria dell’ideologia liberale (John Stuart Mill) la presenza dei semi della sua stessa rovina, connaturati a quell’anima nichilista che può solo concepire una libertà negativa (una libertà DA qualcosa) e che perciò può esistere solo in presenza di un nemico da combattere, in questo caso la Russia. Dugin accende qui una piccola luce di speranza, seppur evocando la ieratica compostezza di chi attende il nemico crollare, che è un approccio alla Lao-Tzu piuttosto estraneo a noi europei.

In ogni modo la contraddizione liberale che Dugin esprime nei termini della filosofia politica è in fin dei conti lo stesso concetto che ho più volte espresso qui, solo dal punto di vista psicologico, come processo di proiezione di spettri interni su nemici esterni.

In senso più specificamente psicopedagogico, l’Occidente liberale è come un eterno adolescente che attende sempre da una figura paterna un limite, uno scossone o un ceffone che da sé non sa darsi. A differenza di un uomo adulto che si confronta alla pari con altri uomini adulti scambiando con loro quanto di meglio ognuno ha da offrire (mondo multipolare), la cattiva coscienza e il senso di inferiorità subconscio porta l’Occidente liberale a proiettare sul nemico l’immagine di un padre-padrone fittizio che gli consegni l’alibi per poter stagnare nella propria immaturità, perpetuando l’idea, altrettanto fittizia ed autoreferenziale, di essere in realtà a lui superiore.

Inoltre – per motivi questa volta storici, antropologici e sociologici – non potrebbero essere altro che gli USA il Paese guida del mondo liberale unipolare. Nella spinta pionieristica e colonizzatrice dello spirito di popolo americano è infatti insito il fatto di avere perennemente a che fare con nemici da (DA) cui liberarsi. Per gli Americani essere guerrafondai non è una scelta, ma incarna in un certo senso la natura biografica del loro ethnos.

Il ragionamento di Dugin in realtà è ancora più sottile. Egli infatti parte dal presupposto – da me condiviso pienamente – che le idee non sono, come per i nominalisti (per i liberali), astratte convenzioni con cui comunicare concetti formali, avulsi dalla vita vera. Perciò Dugin non si limita a sostenere che l’anima nichilista del liberalismo sia presente in nuce fin dall’atto della sua genesi filosofica, ma sa che il suo effetto realmente autodistruttivo può rimanere costituzionalmente nascosto finché esiste un nemico esterno da distruggere e cioè verso cui esercitare la “libertà DA”.

Solo allo scomparire dell’ultimo nemico reale – rappresentato dall’URSS come estrema frontiera dell’ultima teoria politica avversaria che fosse applicata su larga scala, l’anima nichilista si sarebbe vista costretta, proprio nel momento del suo trionfo incontrastato, a venire allo scoperto: puntando ad uccidere (liberarsi DA) lo stesso liberalismo.

Per ritardare il più possibile questa autodistruzione per implosione il liberalismo avrebbe cercato/creato nuovi nemici: prima i vari “Stati canaglia”, da invadere al grido ipocrita “esportiamo democrazia!”, poi il terrorismo islamico nato dal casus belli (N.d.A. inside job) delle Torri Gemelle.

L’ultima spiaggia dei liberali ormai braccati dal collasso imminente del loro stesso Credo sarebbe stato quello di demonizzare la Russia riesumando lo spirito della Guerra Fredda, solo senza il Comunismo (N.d.A. altra conferma indiretta del fatto che il vero grattacapo delle élite anglo-americane non è mai stata l’applicazione della teoria di Marx, bensì la Russia in quanto tale). Tutte le maschere stanno cadendo e il cosiddetto liberalismo sta mostrando il suo vero volto.

Detto per inciso, l’anima nichilista del liberalismo spiegherebbe secondo Dugin anche un suo prodotto – deforme ma assolutamente coerente – come il transumanesimo. La “libertà DA” portata alle sue estreme conseguenze è infatti “libertà dall’uomo stesso”, a favore di un’inumana commistione con la macchina.

Nonostante le strategie puerili messe in atto dal modello liberale per sopravvivere a sé stesso, le sorti dell’Umanità da esso dissenziente sembrano davvero gravemente minacciate e forse addirittura già scritte a suo danno. È qui necessario considerare scenari spirituali più ampi.

Ad un attacco di tipo spirituale quale è l’attuale si deve per certo rispondere con l’unica determinazione necessaria: che è quella di fare appello a forze spirituali non solo uguali e contrarie (argomento su cui per certo converrebbe Dugin), ma ancora superiori e perciò già cosmicamente vincitrici sulle prime. Questo è il fulcro della Rivelazione Cristiana, come si vedrà meglio in seguito.

Una considerazione del genere è tanto più vera in relazione a ciò che la Russia rappresenta proprio in senso spirituale. Ancora una volta si sono sollevate contro di essa con la più selvaggia virulenza le potenze del Male.

La Russia detiene infatti da secoli la custodia dei Misteri di Maria-Sofia, da consegnarsi come pegno per l’avvenire ad un’Umanità determinata a superare la Caduta e a fondare la Nuova Alleanza con Dio.

L’attacco alla Russia (che nel mondo capovolto è invece l’attacco della Russia) non è pertanto solo l’attacco al cuore geopolitico del mondo (Heartland) secondo l’idea fondativa di MacKinder, ma è l’attacco a ciò che può condurre il mondo alla sua destinazione spirituale regolare: che è la Gerusalemme Celeste, al posto della Babilonia liberal-satanista.

Una caratteristica che distingue le entità spirituali “maligne” da quelle “benigne” è la modalità di approccio al nucleo spirituale dell’essere umano. Le prime lo vogliono sostituire secondo possessione, mentre le seconde lo vogliono aiutare lasciandolo libero (“libero PER”, direbbe Dugin).

Questo aspetto esoterico rimarca da un ulteriore punto di vista – oltre il geopolitico, lo psicologico e lo psicopedagogico – la contraddizione di un’ideologia che dicendosi liberale fa riferimento all’idea di libertà, quando i suoi ispiratori incorporei dietro le quinte della Storia sono entità che non vogliono l’uomo libero.

Tutta la narrativa pro Occidente è in sostanza viziata da un enorme equivoco. Solo chi vorrebbe dirigere verso l’abisso, nell’incoscienza dei più, il corso della Storia, può deformare in modo così subdolo il senso dell’autentica missione dell’uomo: che non è liberazione da un nemico preconfezionato, né da sé stessi nel suicidio della propria umanità, bensì Liberazione dal Male.

Del resto quanto dice Dugin in chiave geopolitica circa la parabola di autoestinzione del liberalismo collima alla perfezione con quanto viene detto del Male da una prospettiva più esoterica. Il giornalista e studioso di Antroposofia Piero Cammerinesi sostiene che il Male contenga già in sé le forze per autodistruggersi. Non solo. In Goethe c’è un passaggio ulteriore. Egli fa rispondere così a Mefistofele, interrogato da Faust: “Dunque chi sei tu infine? Io sono parte di quella forza che eternamente vuole il Male ed eternamente opera il Bene”.

Eppure le folte schiere di automi manovrati dal Maligno possono apparire invincibili: come può l’incertezza del dubbio o dello scrupolo morale prevalere sull’esecuzione anaffettiva di ordini, della cui efficienza ed efficacia quella “perla del Male” che è stato il Nazismo ha dato prova inequivocabile? Come può il Male concorrere alla realizzazione del Bene senza la libera decisione dell’uomo di congedare le entità maligne dalla signoria abusiva che esercitano sulla propria anima?

In ogni fiaba che si rispetti gli elementi decisivi per ribaltare un rapporto di forze che appare impari sono sempre l’astuzia e il coraggio.

Con la prima si pareggia e si supera, anche solo per qualche attimo, la grande intelligenza del Maligno e con il secondo se ne dissolve il potere pietrificante. Né la conoscenza della strategia che adotta il Maligno, né la capacità di approfittare di una sua falla sono di per sé sufficienti ad assicurare la vittoria. L’elemento decisivo è un atto di coraggio, che si può tentare di descrivere solo immaginativamente.

Cor-raggio sta a indicare la luce del pensiero che in forma di raggio raggiunge la regione del cuore e lì si compenetra del movimento avvolgente dell’anima purificata secondo l’Archetipo vivente del Cuore Immacolato della Vergine, per raccogliere infine la polvere del ferro cosmico micheliano atto a forgiare la spada con cui discernere il Bene dal Male e trafiggere il Drago che incarna quest’ultimo qualora si opponga a desistere dalla propria presa. Sì, perché il Male non andrebbe in prima battuta avversato – il che sarebbe sintomo del persistente soggiogamento dell’anima di chi lo avversa – bensì educatamente congedato da un’anima finalmente libera dalla sua soggezione.

Un esempio pratico dell’approccio vincente appena enunciato consegue all’individuazione della “dittatura morbida per ibernazione delle coscienze” quale essenza del globalismo.

Come ho già avuto modo di dire, abbiamo a che fare con un’ideologia nazicomunista in salsa tecnologica. Comunista perché mira alla cancellazione delle singole individualità (attraverso la robotizzazione delle masse) e nazista perché l’attuazione del comunismo sarebbe prerogativa di una élite o razza con il dominio sulle tecnologie di robotizzazione delle masse (una sorta di “possesso dei mezzi di produzione” in chiave postmoderna).

Aver compreso questo però non basta. Come non basta conoscere astrattamente nozioni desunte dall’Antroposofia, secondo le quali il Drago dietro ad un tale progetto si chiama Arimane ed ha certe caratteristiche.

In questo punto cruciale – di nome e di fatto – il Cattolicesimo risponde con il Mistero della Fede, che è la vittoria di Gesù Cristo sulla morte nella materia (argomento distintivo di Arimane).

Il Cristianesimo esoterico – di cui l’Antroposofia è attuale espressione – segue altre vie, ma per raggiungere lo stesso risultato.

Come già anticipato, si tratta di purificare la propria anima (o il proprio cuore) in modo che acquisisca lo stesso tipo di ricettività di Maria-Sofia: conditio sine qua non affinché lo Spirito Santo possa illuminare il capo, scaldare il cuore stesso e rinvigorire le membra con il Fuoco pentecostale e primordiale, motore di quell’unica Volontà che sostiene da sempre il mondo e di cui fu fatto il primo germe umano, precedendo ogni essere, visibile ed invisibile. Va da sé che su tali basi la vittoria sul Male è certa.

Foto: Idee&Azione

19 maggio 2023

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