di Roberto Siconolfi
Dopo aver tentato di ucciderlo con la figlia Darya – per ammissione della stessa CIA –, dopo aver ordito le peggiori trame contro di lui e la sua filosofia (vedere l’inchiesta farlocca del Metropol che coinvolse anche l’allora governo populista italiano, vedere la censura di Amazon ai suoi libri, ecc.), oggi la UE sanziona il filosofo russo Aleksandr Dugin per aver “giustificato ideologicamente e teologicamente l’annessione della Crimea e la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, vedendola come una ‘liberazione’ dell’Ucraina dall’influenza occidentale”.
Ma le idee sono inarrestabili ed esploderanno come dinamite in tutta Europa se non in tutto il mondo, come già sta accadendo peraltro (vedere la diffusione nei settori culturali più insospettabili italiani, o vedere il sodalizio con gli esponenti del movimento panafricano).
Sono le idee rivoluzionarie del XXI secolo, la cui diffusione di massa e di élite allo stesso tempo ricorda quella sia del filosofo Carlo Marx che quella di Julius Evola.
Popolo ed élite, i due corpi della realtà socio-politica, e dalla cui evoluzione dipende l’andamento politico generale.
Privilegiato è il dialogo che Dugin ha intessuto nel corso del tempo con l’Italia, terra di cultura e di genio, nel senso più esteso e creativo del temine.
Vi è una differenza tra forma mentis italiana e quella russa, tra la nostra specificità storica gettata nel baratro postmoderno della decadenza occidentale e quella di un popolo in piena fase imperiale e animato da spinte di stampo religioso-tradizionale, tra il nostro individualismo e il loro senso della “comunità”, tra il nostro senso della libertà individuale e il loro primato dello Stato, tra il la nostra coscienza collettiva autocritica riguardo la storia dell’Occidente e il loro desiderio di rivalsa in difesa dei popoli colonizzati, tra la nostra attitudine mediterranea fondata sul cuore e la loro spinta sanguigna slava.
Tuttavia bisognerebbe mettersi alla scuola del pensiero di Dugin, pur criticando e marcando le differenze, anziché star li a proporre teorie fritte e rifritte del mondo otto-novecentesco.
Tutte teorie per forza di cose scariche di forza vitale.
Pochi i pensatori del nostro tempo che hanno raggiunto determinate vette, e forse, seppur in prospettiva diversa, se la gioca con Agamben per essere riuscito a coniugare la potenza delle idee con la specificità della fase storico-politica attuale.
Foto: Idee&Azione
8 ottobre 2022