di Belinda Bruni
Tommaso Zorzi in lacrime sui social: sono omosessuale e voglio diventare padre, ma in Italia non posso. Prontamente ripreso e rilanciato dalle pagine dei giornali mainstream.
La Stampa titola: Figli delle coppie LGBT, il PD va in piazza. “Questa destra ce l’ha con i bambini”.
“Non è accettabile che i figli di Meloni, Salvini e Piantedosi siano di serie A e questi di serie B”, ha dichiarato il deputato del Partito Democratico Alessandro Zan.
Hanno il coraggio di parlare di bambini di serie B quando un anno fa i minori non vaccinati non potevano salire sugli autobus e ancora oggi sono esclusi dai nidi e dalle scuole d’infanzia i bambini non in regola con le vaccinazioni pediatriche.
Dal 2017 con la legge Lorenzin, al 2020 con la narrazione covid 19, ancora a pochissimi è venuto il dubbio che fossero due tasselli di uno stesso percorso: la medicalizzazione della società e dell’uomo, soggiogato ad un paradigma scientifico materialista.
E su queste discriminazioni sono d’accordo progressisti e conservatori.
Perfettamente d’accordo sullo scientismo vaccinista, le due parti giocano a litigare su questioni “fintamente solo morali”. Perché è chiaro a chi ha lucidità intellettuale che anche l’utero in affitto è figlio dello scientismo. Purtroppo sono più coerenti i progressisti che lo propugnano in ogni sua forma: lo scientismo è una fede e non ammette eccezioni e discussioni.
Quello che la scienza permette è buono, è progresso, metterlo in discussione è oscurantismo. Quello che la scienza dice è vero, in barba al principio che la scienza è tale solo se si nutre di dibattito.
L’era della narrazione pandemica, del vaccinismo come unica via di salute, del greenpass come stile di vita sicuro, è servita a dare un’accelerazione alla deriva transumana che sarebbe stata impensabile in soli tre anni, in condizioni ante 2020.
Ma il gioco delle parti serve a reggere la sceneggiata della democrazia.
Porre la questione utero in affitto come una battaglia contro le coppie LGBT è un’operazione menzognera e perdente. Sappiamo benissimo che vi ricorrono anche coppie eterosessuali che non possono procreare per impedimenti fisici o ricche donne famose per non dover portare loro la gravidanza. Ma anche questo fa comodo, ad una parte per poter alimentare vittimismo, all’altra per non dover pensare e collegare la questione al contesto.
Insomma è partita la campagna strappalacrime per i diritti dei figli nati all’estero tramite utero in affitto. Guarda caso in concomitanza con la Festa del Papà, figura da abbattere e relegare in un angolo.
Due padri con figlio ordinato con contratto commerciale sì, un padre naturale che ama la madre dei suoi figli no, è patriarcato violento. Lo schema è il solito, come solite sono le modalità. Quelle in uso da oltre 50 anni nella meravigliosa democrazia liberale: il piagnisteo dei diritti.
Viviamo in un mondo dove se una donna vuole felicemente accogliere 5 vite con suo marito, un esercito di femmine isteriche grida che il patriarcato vuole le donne fattrici di figli. In barba al principio di autodeterminazione e del chiedere alla donna se è felice e libera.
Ma se una donna povera affitta il proprio corpo per fabbricare un bambino a ricche coppie occidentali e liberali, per fame e necessità di sostentare la famiglia, quello è progresso. Perché la donna lo sceglie.
Pure un bambino noterebbe la dissonanza e l’ipocrisia. Senza contare che un neonato è un essere umano e in nessun modo può essere cosificato, prodotto su ordinazione, venduto secondo un contratto e nemmeno regalato.
Ma non è questo il punto. Nella società aperta, voluta e inventata per giustificare l’assenza di regole e la legge del più forte, non c’è spazio per la ferrea logica; sono tollerabili solo le opinioni che accettano di essere falsificabili e non pretendono un ancoraggio metafisico.
Il punto è che non c’è e non ci sarà nessuna opposizione credibile alla marcia verso il riconoscimento dell’utero in affitto.
Purtroppo, su un piano di immanenza, hanno ragione le anime belle progressiste: la società attuale è fatta “ontologicamente” per i diritti civili (che servono a soppiantare quelli sociali).
Chi si oppone ad aborto, eutanasia, matrimonio egualitario, utero in affitto, blocco della pubertà, cambio di sesso, solo da un punto di vista moralistico, senza mettere in discussione la società che è fondamento di queste ideologie, non fa solo un’opera inutile, ma alimenta la falsa contrapposizione destra contro sinistra. Teatro delle parti che sostiene il dualismo imposto dall’alto ma tanto agognato in basso, da quella popolazione che ha bisogno di un recinto in cui riconoscersi, di una battaglia su cui fondare la propria identità. Purché non venga chiesto di mettere in discussione il “loro” mondo.
E mentre le due parti litigano, il progetto di demolizione controllata della nostra società e la marcia verso il totalitarismo va avanti, nella beata ignoranza dei più.
Non è possibile tenere la democrazia liberale e asportare chirurgicamente le derive antropologiche come fossero un tumore staccato dal resto. Non è possibile sostenere (di fatto, magari a parole non hanno nemmeno il coraggio) il darwinismo sociale e non volere aborto e eutanasia. Non è possibile sostenere una medicina materialista e non volere il ricatto vaccinale.
Se vogliamo mettere in discussione l’utero in affitto e tutte le derive antropologiche, dobbiamo mettere in discussione, dalle sue fondamenta, la società in cui viviamo da decenni che ne è culla e alimento.
Il resto è piagnisteo delle anime belle e inutili medaglie sul petto delle anime candide bigotte.
Con vittoria annunciata delle prime.
Come avviene da oltre 50 anni, con il benestare del democratismo cattolico.
Deviare questo percorso sta a noi, a ciascuno di noi, ma è una chiamata al cambiamento, personale e sociale.
Foto: afp
22 marzo 2023