di Andrew Korybko
La de-dollarizzazione è la principale tendenza finanziaria di questo decennio, ma riguarda molto di più dell’internazionalizzazione dello yuan cinese – compresa la variante del petroyuan, di cui si ipotizza l’arrivo – e delle speranze irrealisticamente elevate della comunità Alt-Media sulla valuta di riserva prevista dai BRICS. Uno degli aspetti emergenti che vale la pena monitorare è l’internazionalizzazione della rupia indiana, che sta procedendo a ritmo sostenuto e sta gradualmente generando maggiore attenzione da parte dei media.
All’inizio di marzo la Reuters ha riferito che “gli accordi petroliferi dell’India con la Russia hanno intaccato il dominio pluridecennale”, il cui grande impatto strategico è stato analizzato all’epoca qui. Ciò ha fatto seguito alla creazione, da parte della Reserve Bank of India, di un sistema di regolamento della rupia per il commercio internazionale, avvenuta la scorsa estate, che ha posto le basi per due importanti sviluppi dell’ultima settimana. La politica del commercio estero indiana, appena presentata, ha dato priorità all’ulteriore internazionalizzazione della rupia, dopo di che Delhi ha offerto questa opzione ai paesi che si trovano in difficoltà con il dollaro.
Questa Grande Potenza di rilevanza mondiale è già la quinta economia del mondo e l’Alto Commissario britannico ha previsto che sarà “uno dei tre Paesi più importanti del mondo” nell’imminente triforcazione delle relazioni internazionali che la porterà a guidare informalmente il Sud globale. Non poteva quindi esserci momento migliore per internazionalizzare la rupia, soprattutto negli scambi con la metà russa dell’Intesa sino-russa e con le decine di Paesi in via di sviluppo del mondo.
L’India prevede di svolgere un ruolo di equilibrio insostituibile nella nuova guerra fredda tra il miliardo d’oro dell’Occidente guidato dagli Stati Uniti e la suddetta Intesa sulla direzione della transizione sistemica globale. Pur simpatizzando con la missione multipolare dell’Intesa, l’India è tuttavia impegnata a mantenere un piede in entrambi i blocchi de facto e a rimanere neutrale nella loro competizione mondiale, cosa che i suoi politici ritengono sia l’approccio migliore per sovraccaricare la sua continua ascesa in questo secolo.
A tal fine, l’India mira a consolidare la sua leadership emergente, il che spiega l’attenzione prioritaria che viene ora data all’internazionalizzazione della rupia. Una volta compiuti progressi significativi in questo senso, sarà in grado di fungere da polo di influenza economica indipendente in tutta l’Afro-Eurasia, sfruttando appieno la sua posizione geostrategica per accelerare i processi di integrazione Sud-Sud. Anche la Cina sta perseguendo un obiettivo simile, ma il ruolo dell’India in questo senso offre agli Stati del Sud globale un’alternativa amichevole.
L’intuizione precedente non vuole suggerire una scelta a somma zero tra questi due Paesi, ma solo evidenziare l’importanza che i Paesi in via di sviluppo abbiano diverse opzioni, invece di sentirsi costretti ad accettare qualsiasi offerta cinese a causa dell’assenza di scelte economico-finanziarie non occidentali. Cina e India stanno quindi svolgendo ruoli complementari nell’accelerare i processi di integrazione Sud-Sud attraverso l’internazionalizzazione delle loro valute nazionali.
A differenza di quella cinese, che l’Occidente cercherà sicuramente di impedire che venga utilizzata più frequentemente dai Paesi in via di sviluppo (anche ricorrendo a sotterfugi da guerra ibrida, se saranno abbastanza disperati), non si prevede che una simile pressione venga esercitata su quella indiana, data la sua stretta neutralità nella nuova guerra fredda. Ciò suggerisce che la rupia ha un’altissima probabilità di diventare una delle principali valute mondiali entro la fine del decennio, motivo per cui vale la pena di monitorare questa tendenza finanziaria emergente.
Pubblicato in partnership su One World – Korybko Substack
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Foto: Idee&Azione
3 aprile 2023