di Maurizio Ulisse Murelli
L’ABC della geopolitica ci dice che il destino di uno Stato, inteso anche come civiltà, è preordinato dalla geografia. Da qui la primaria suddivisione tra “potenza terrestre” e “potenza marittima” destinate a confliggere, con sempre nella parte di grande aggressore la “potenza marittima” e nella parte di aggredito la “potenza terrestre”. (Piccolo inciso: domandatevi per quale ragione gli USA hanno 24 portaerei e la Russia una sola). Il contrario non può essere dato. Da qui anche la secondaria ripartizione geopolitica tra imperialismo e impero.
La “potenza marittima” aspira alla colonizzazione delle terre sempre oltre mare o oltre oceano (Inghilterra e USA), in tal senso è sempre colonialista e imperialista. Data la sostanziale differenza del proprio substrato etnico-culturale, del patrimonio tradizionale e religioso-spirituale da quelli degli spazi conquistati, la potenza marittima in quanto imperialista tende sempre e comunque alla repressione e all’assimilazione delle popolazioni dove fa sbarcare i propri conquistadores, cioè a snaturarle fin nel midollo, quando non ad annientarle. È per propria natura insofferente all’empatia e al rispetto delle differenze.
Per contro la “potenza terrestre” tende a “respirare” oltre confine inglobando le terre limitrofe, in altre parole ad estendere la propria civiltà per “simpatia” data l’affinità approssimativa essendo parte dello stesso spazio geografico ed avendo a che fare con popolazioni etnicamente omogenee. Con l’espansione mira anche a preservare il “nucleo centrale dello Stato”, allontanando dal proprio confine il potenziale nemico; una sorta di difesa preventiva. Nell’espandersi la “potenza terrestre” tende non all’assimilazione omologante ma all’integrazione e in larga misura al rispetto delle specificità e caratteristiche dei popoli (e terre) inglobati. Questa caratteristica la si può ben osservare con l’Impero Romano o con quello austroungarico. È la mancata totale omologazione e assimilazione, la mancata imposizione di usi, costumi, valori, persino religione e lingua che poi, quando l’Impero si disintegra a seguito di una grande guerra, causa l’insorgenza del nazionalismo ideologico (che tradisce il senso di appartenenza nazionale). Anzi, spesso sono proprio la tenuta in vita delle differenze a costituire l’ultimo colpo fatale alla sopravvivenza dell’Impero.
Nell’attuale scenario una dei fondamentali motivi per cui per nessuna ragione al mondo un europeo, può stare dalla parte dell’Ucraina e dare supporto alle sue istanze sta nel fatto che l’Ucraina di fatto, coscientemente o meno, poco importa, è assurta al ruolo di arma privilegiata della potenza marittima statunitense che da un secolo, progressivamente, colonizza snatura l’Europa. È, l’Ucraina, il soggetto velenoso attraverso il quale l’imperialismo pretende di soffocare le potenzialità insite nel travaglio in atto da tempo per la rinascita di un impero. Che è sì russo, ma che può essere eurasiatico. Già, l’Eurasia che strappa tanti sorrisini a qualcuno. Stante sempre all’ABC della geopolitica, se si guarda in modo corretto una cartina geografica ci si rende perfettamente conto che l’Europa sta al continente di cui fa parte, come la California al resto degli USA: è una grande penisola. L’Europa si completa a Est del restante continente e l’Est “asiatico” si completa con l’Europa. Le due parti si son sempre cercate, con Napoleone, Hitler, Stalin. Per contro a partire dallo “sbarco” degli USA in Europa nel corso della Prima guerra mondiale l’obiettivo principale è stato quello di impedire questa saldatura. Non per niente, paradossalmente, furono gli americani, pur con la loro esigua presenza militare nella Grande Guerra a dettare le condizioni fondamentali del Trattato di Versailles avendo buona sponda da parte della ex potenza marittima: l’Inghilterra. Tanto per dare un “memento” ai nostrani nazionalisti, è grazie alla pressione del presidente americano Wilson che l’Italia fu privata delle terre irredente da cui poi l’impresa di Fiume…
Ma a parte la digressione sul concetto di Eurasia, quel che è certo è che se esiste una sola possibilità per affrancare l’Europa dal colonialismo USA questo risiede nella vittoria della Russia che, se pur infettata da occidentalismo e necessitante di una bella purga (che si auspica venga favorita dall’attuale conflitto, i cui giovani di leva al fronte saranno presto veterani ben formati nel travaglio della trincea, ottima condizione per la nascita dell’uomo idoneo alla rivoluzione, così come fu per la prima guerra mondiale, senza la quale non ci sarebbe stato Diciannovismo).
È veramente incomprensibile come persone che hanno un certo bagaglio culturale e si son formate su un preciso terreno “ideologico” possano oggi essere al fianco di chi in tutta evidenza sono la loro negazione. Come si fa ad affiancare anche solo concettualmente l’impegno fanatico messo dagli USA sullo scenario ucraino: milioni di dollari in armamenti, sanzioni alla Russia cui l’Europa, con un puro atto di masochismo, si è adeguata – è mai stato sanzionato uno Stato nel mondo a cui si sono poi allineati gli USA? Ed è mai esistito al mondo Uno Stato sanzionato dagli USA dove l’Europa si è sottratta? Certo, l’abbaglio e il fascino delle rune rotanti e l’incredibile incomprensione verso l’utilizzo di certa terminologia impiegata dai russi, tipo “denazificazione” … sì, certo. Meglio assecondare il concetto di nazismo giocato dall’Occidente… Glisso (per ora)
Chi, dunque, invoca la rinascita d’Europa, come fa a stare dalla parte dell’Ucraina? Come fa a starci invocando il nazionalismo quando tutti i nazionalismi europei sono infettati da americanismo? Quando lo stesso nazionalismo – e questo lo dico per i tradizionalisti che sono in tutta evidenza andati in cortocircuito cognitivo – è una palese regressione rispetto alla visione imperiale?
Primo dovere di un prigioniero che anela alla libertà è evadere affrancandosi dal guardiano che lo tiene sotto tiro dalla garrita, e se a gettargli la corda per la fuga al di là del muro di cinta ci sta un tipo imperfetto e magari pure poco raccomandabile, deve solo pensare ad afferrare al volo quella corda e scalare il muro di cinta e poi eventualmente valutare come regolarsi con chi quella corda l’ha messa a disposizione. E invece qui, oggi, si assiste a “cameraterie” e “compagnerie” che vista la corda adatta alla fuga calata dal muro di cinta si mette lì con il lentino dell’entomologo ad analizzare la qualità della canapa con cui è composta. E questa schizzinosità è ancora la cosa meno peggiore. Di quelle raccapriccianti ne riparliamo.
Foto: Geopolitica.ru
16 aprile 2022