di Daniele Trabucco
San Tommaso d’Aquino (1225-1274), il più grande filosofo e teologo di tutti i tempi, si trova a dover rispondere ad una questione non secondaria: se ogni cosa è soggetta alla Provvidenza ed al governo divino, significa allora che tutto avviene secondo necessità e, dunque, la libertà della persona umana è esclusa?
Nulla, quindi, è accidentale? Ora, risponde il “Dottor angelico”, Dio non è solo la causa dell’ente in quanto ente, ma anche degli accidenti che ineriscono ad esso in quanto tale, tra i quali figurano le modalità quali la necessità e la contingenza.
In altri termini, il disegno divino stabilisce non solo che le cose accadano, ma anche il modo con cui si debbono realizzare. La Provvidenza, come si evince, presuppone la prescienza di Dio il quale vede svolgersi in atto anche quelle azioni libere che, non essendo necessitate nelle loro cause prossime, sono per l’uomo imprevedibili. Solo in Dio, che è l’eternità stessa, tutto il tempo è presente, inclusi i comportamenti e le scelte umani. Egli li vede, ma ad essi non toglie la libertà.
In conclusione, se, da un lato, ogni effetto sottoposto alla divina Provvidenza possiede certamente una necessità, dall’altro un fatto, in relazione alle sue cause prossime, può risultare contingente e, come tale, dipendente dalle libere azioni umane. Ecco perché, a riguardo, è errato parlare di una necessità assoluta stabilita dalla Provvidenza. Ha ragione quella letteratura che utilizza l’espressione “necessità in senso composto” (Porro): è necessario che l’effetto sia, ma lo è o in modo contingente o in modo necessario.
Foto: Idee&Azione
12 maggio 2023