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Tag: capro espiatorio
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Martirio, violenza e religione (nel secondo trigesimo della morte di Darya Dugina)
Nell’ambito di studio delle scienze religiose, alcuni indirizzi di ricerca hanno riscontrato la necessità di procedere ad una definizione differenziata del concetto di martirio, nell’ottica di una sua attualizzazione che tenesse conto di una diversa concezione dello stesso, emersa attraverso la disamina motivazionale di azioni violente perpetrate dal cosiddetto “fondamentalismo” o radicalismo religioso violento, primariamente di matrice islamica.
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Lettera di uno studente agli italiani
Non scrivo questa lettera come rappresentante di qualcuno, di qualche fazione, di qualche gruppo in eterno conflitto con qualcun altro. Scrivo come essere umano, uguale a tutti voi, uno studente di 24 anni che ha dedicato la vita a studiare la società, la psicologia umana e le sue implicazioni, nel tentativo utopico di contribuire, con tutti i suoi limiti, a rendere il mondo un posto migliore per tutti, in cui le persone possano vivere in armonia, realizzate, felici e unite tra loro.
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Propaganda e censura. La democrazia dello spettatore
Il sistema non ammette più deroghe e discrepanze. È obbligatorio essere fedeli alla linea, come ai tempi dell’Unione Sovietica. L’unica differenza è che la linea è dettata dall’apparato propagandistico ideologico delle sedicenti democrazie occidentali. Torna in auge la censura e intellettuali di antico lignaggio liberale, come Angelo Panebianco, esigono dal pulpito di grandi giornali che non suonino più campane diverse. Si riferiva allo spazio eccessivo che, a suo giudizio, sarebbe concesso a posizioni non allineate con il mainstream sulla guerra in Ucraina.
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Volontà d’impotenza, intervista a Roberto Pecchioli
Per qualcuno può essere difficile trovare una risposta alla domanda su come abbiamo fatto a finire in questo stato di isteria irrazionale e totalmente ascientifica che perdura oramai da due anni. È un’isteria quasi globale, nel senso che colpisce l’intero mondo occidentale ma solo alcuni dei territori di confine e barbari (per noi, sic), dove la gente vive seguendo valori più o meno diversi da quelli “democratici e progressisti” così tanto cari alle élite e ai popoli occidentali.