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Secondo mondo, semiperiferia e Stato-Civiltà nella teoria del Mondo Multipolare [2]
Passiamo ora a una teoria diversa: l'”analisi del sistema-mondo” costruita da Immanuel Wallerstein [1]. Wallerstein, esponente della scuola marxista delle Relazioni Internazionali (soprattutto nella sua interpretazione trotzkista), sulla base della dottrina “della lunga durata” (F. Braudel [2]) e dei teorici latinoamericani dell’economia strutturale (R. Prebisch [3], S. Furtado [4]), ha sviluppato un modello di zonizzazione del mondo in funzione del livello di sviluppo del capitalismo.
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Il sogno liberale
Come mi è capitato di sottolineare altrove, la nozione di “liberale” è strutturalmente ambigua per ragioni storiche. Purtroppo, tale ambiguità continua a creare confusione e a smussare le armi dell’analisi, dove di volta in volta, di fronte agli stessi eventi, si finisce per invocare l’aggettivo “liberale” a volte come causa di oppressione, a volte come fattore di emancipazione (così ha fatto recentemente, ad esempio, il prof. Orsini). Di fronte all’irreggimentazione, al controllo sociale, alla crescita di impulsi persecutori che ha tratteggiato questi ultimi due anni c’è ancora chi lo caratterizza utilizzando l’aggettivo “illiberale”, come se tutto ciò fosse estraneo e contrario all’essenza del liberalismo.
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Cultura della cancellazione: totalitarismo invertito
Confucio a chi gli domandava quale sarebbe stato il suo primo atto se fosse diventato primo ministro, rispose che avrebbe “corretto le denominazioni”. Se le denominazioni, cioè le parole, non sono corrette e non corrispondono alla realtà, il linguaggio diventa senza oggetto, per cui l’azione diventa impossibile.