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Tag: poesia
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La poesia di Alexander Klimov: uno sguardo indietro di due anni
Due anni fa, il 26 agosto 2020, il poeta di Saratov Aleksandr Valentinovich Klimov si è spento volontariamente. Questo non vuol dire che non ci sia stata una risposta: poi è apparso un articolo su di lui nel giornale Zavtra, intitolato “Un romano sulle ceneri”, e Alexander Dedovich ha scritto una poesia in sua memoria. Tuttavia, Klimov è ancora poco conosciuto: le sue poesie sono ricordate soprattutto dai lettori di Zavtra, dai fan di Saratov e da una ristretta cerchia di ex abbonati. Solo una delle sue raccolte di poesie, “Red Faith”, ha raggiunto il livello nazionale. Ma oggi c’è motivo di parlare di nuovo della poesia di Klimov.
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Da Balkh a Konya: alla scoperta della geopolitica spirituale di Rumi
Poeta mistico, sufi, teosofo e pensatore, Jalal al-Din Rumi rimane una delle personalità storiche più amate della storia, a est come a ovest. Vagabondo alla ricerca della luce, egli si caratterizzò notoriamente così: “Non sono altro che un umile amante di Dio”.
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Morire in versi ovvero ardere la bocca. Nell’aria ancora il Futurismo, ultima/unica classicità
Cosa rimane oggi? Esiste ancora il senso dell’arte nel villaggio necrofilo dell’artificiale e del seriale? Rimane il corpo e il corpo-voce. Per questo oggi ci appare Carmelo Bene, l’eroe del corpo estetico e totale e della Voce assoluta, senz’Io, specie nel suo resuscitare più viva che mai la Phonè travolgente ed estrema di Majakovskij, un altro Carmelo senza tempo.
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Confessioni di un teppista
Nel 1895 veniva alla luce Sergej Aleksandrovic Esenin, in un piccolo paesino di campagna: Konstantinovo. Siamo vicino a Rjazan, Russia occidentale. Sergej cresce con i nonni, contadini benestanti. Suo padre lavorava come impiegato a Mosca. Già bambino componeva versi. Un prodigio.
Coltivò l’immagine del poeta contadino, anche se la sua famiglia non rappresentava quella Russia indigente che con la prima guerra mondiale si ritrovò ancora più in miseria. -
Artisti per il cambiamento: intervista al poeta Jean Òre
Se si ascolta bene, sentiamo che anche le “piazze” iniziano a mutare il proprio linguaggio. La protesta avverte che deve trasformarsi in qualcosa di più grande. Forse questo linguaggio deve trovare ancora il suo giusto indirizzo e una forma più ordinata, ma il passo è stato finalmente compiuto. Al cambiamento che le élite vorrebbero imporre, è necessario sostituirne un altro che sia davvero conforme all’uomo, alla giustizia; che sia davvero conforme alla vita. Il cambiamento non è infatti qualcosa che si può arrestare per volontà umana, il cambiamento è una forza che sta agitando la Storia. Vi sono solo due possibilità: accoglierlo o rifiutarlo.