Idee&Azione

Tag: politico

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    L’uomo più pericoloso per l’Occidente

    Di Valery Korovin
    16/09/2022

    “The most dangerous man in the world” – “l’uomo più pericoloso del mondo” – è così che il filosofo e geopolitico russo Aleksandr Dugin viene chiamato dai suoi omologhi americani. Già questo è sufficiente perché una persona decente presti la massima attenzione alle idee di Dugin.

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    Post-politica vs politica esistenziale

    Il XX secolo è stato un secolo di rivalità tra tre ideologie. Alcuni sono riusciti a regnare per diversi secoli (il liberalismo), altri per decenni e anni (il comunismo e il nazionalsocialismo). Ma la loro morte ci sembra ovvia. Tutte e tre le ideologie, figlie della filosofia New Age, hanno lasciato lo spazio della politica. L’era della modernità è giunta al termine.

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    Scruton e Heidegger sulla casa

    La nozione di dimora serve come fonte della nostra lealtà pre-politica e questa lealtà permette di far emergere il senso del bene comune. Qui estendo queste argomentazioni mettendo a confronto due dei più importanti pensatori del nostro tempo, Martin Heidegger e Roger Scruton.

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    Il disequilibrio della “Teoria dell’equilibrio” di Islamabad

    La rete della CIA in Pakistan e Afghanistan è ancora lì, ma non è più forte come un tempo. Di fronte al conseguente logoramento dovuto alla nuova geopolitica, ha la sua ultima possibilità di fare un ultimo tentativo per tenere il Pakistan lontano dal suo interesse nazionale. L’interesse nazionale del Pakistan risiede nel corridoio economico Cina-Pakistan e nell’incipiente corridoio economico Russia-Pakistan, entrambi i quali formano quella che si può chiamare l’Alleanza Eurasiatica (EA). Per andare contro l’interesse nazionale del Pakistan, gli Stati Uniti hanno attivato tutte le loro risorse nei partiti politici pakistani (indipendentemente dalla divisione governo-opposizione), nei media, nella comunità d’affari e in varie altre istituzioni sensibili del paese.

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    Solo i portatori di luce possono entrare nei luoghi più oscuri

    C’è la convinzione diffusa che la battaglia in cui ci troviamo sia un’angoscia interminabile, un male non meritato che sembra peggiorare senza mai finire, e molti fanno di tutto per tentare di sfuggire alla sofferenza in cui siamo immersi. Il fatto è che questa sofferenza ci serve: è una porta di accesso al nostro vero Sé, apre un varco nella nostra coscienza e ci costringe a conoscerci in maniera più autentica e radicale; ci mette davanti i nostri valori e il nostro modo di vivere, dovendo ponderare se le due cose sono coerenti fra loro; ci impone di fare scelte, difficili, coraggiose, eroiche. Il dolore è un prediletto strumento di risveglio, ci fa penetrare anche lì dove non siamo mai stati