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    Pre-bunkeraggio, alfabetizzazione ai media e sicurezza democratica

    L’Associated Press (AP) ha riferito alla fine del mese scorso che “il ‘pre-bunking’ si dimostra promettente nella lotta contro la disinformazione”, che si riferisce alla pratica di “esporre le persone a come funziona la disinformazione, utilizzando esempi innocui e fittizi, [al fine di] aumentare le loro difese contro le false affermazioni” per una cosa chiamata “teoria dell’inoculazione”. Google, che ha partecipato insieme a ricercatori universitari allo studio descritto nel pezzo dell’AP, ha in programma di sperimentare questo metodo in condizioni reali “lanciando presto una serie di video di pre-bunking nell’Europa dell’Est incentrati sul capro espiatorio, che può essere visto in gran parte della disinformazione sui rifugiati ucraini”.

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    Parla, un disfattista ti ascolta

    Il disfattista, colui i cui discorsi cioè sono assolutamente privi di qualsiasi proposta o punto di discussione (o se ne hanno sono cosmetici, come quando inizi la frase con “Magari mi sbaglio”) è uno che non vede il mondo per ciò che è, cioè un sistema di sistemi in cui ogni cosa ha una ragione e ogni equilibrio, per quanto disfunzionale, è un equilibrio e si mantiene per un motivo.

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    Problemi di dipendenza: risolvere il problema di sicurezza del software open source mondiale

    L’idea di un programmatore solitario che si affidasse al proprio genio e acume tecnico per creare il prossimo grande software era sempre una forzatura. Oggi è un mito più che mai. Le forze di mercato competitive significano che gli sviluppatori di software devono fare affidamento sul codice creato da un numero imprecisato di altri programmatori. Di conseguenza, la maggior parte del software è meglio concepita come bricolage: componenti diversi, solitamente open source, spesso chiamati dipendenze, uniti a bit di codice personalizzato in una nuova applicazione.