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Tag: sofferenza
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Il secolo delle crisi
Il XXI secolo passerà alla storia come il “secolo delle crisi”, con la crisi economica del 2008, la crisi sanitaria COVID e la crisi geopolitica con il ritorno della guerra fredda e l’emergere del Nuovo Ordine Multipolare o G-3 nella co-governance globale. Assisteremo anche all’intensificarsi della crisi climatica con ondate di calore, siccità e inondazioni inusuali e della crisi energetica con aumenti stratosferici dei prezzi di gas, elettricità e idrocarburi.
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Omicidi senza movente
La violenza è profondamente radicata nella natura umana, è la Pulsione di Morte secondo la teoria freudiana, che si contrappone alla Pulsione di Vita, la forza vitale o libido.
Nella mitologia greca due principi divini antagonisti, Eros e Thanatos ancora una volta riportano alle due forze, l’amore e la morte sulle quali si regge la vita dell’Anima. -
La dimensione umanitaria poco discussa della posizione dell’Ungheria verso il conflitto ucraino
Sarebbe un tradimento degli interessi nazionali oggettivi dell’Ungheria armare l’Ucraina, poiché ciò metterebbe indirettamente in pericolo i suoi co-etnici a causa dell’aumento della probabilità di attacchi russi nella regione storica del loro Paese, amputata da Stalin, e li metterebbe direttamente in pericolo se Kiev decidesse di reprimere violentemente la minoranza ungherese con qualsiasi pretesto inventato.
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La taciuta violenza sull’uomo: quando la vittima è il genere maschile. Una seconda riflessione sul lato oscuro del femminile
In questo breve scritto vorrei fare riflettere su un fenomeno molto diffuso, ma inspiegabilmente molto taciuto. In attesa di testi più articolati, voglio lo stesso stillare una piccola riflessione che nasce come sia come seguito di un mio articolo precedente sul caso di Martina Patti, che come risposta ad un articolo intitolato:
“Una legge contro la violenza sulle donne uguale in tutta Europa “, di Maria Teresa Greco. -
Banalità metafisiche
Per un aggiornamento culturale e politico. Non si possono sciogliere i nodi con il sistema che li ha creati. Qualche considerazione evolutiva che prima di dare chiede.
Non di rado si critica l’epoca in corso, anche in quanto materialista. Si vuole alludere così alla dimensione metafisica del tutto trascurata o, peggio, lasciata alla religione. -
Il senso del dolore “innocente”
Nell’anno 472 a.C., ad Atene, viene messa in scena la tragedia di Eschilo (525 a.C. – 456 a.C.) intitolata “I Persiani”, la più antica opera teatrale pervenutaci per intero. Ad un certo punto ecco la domanda angosciante, drammatica, attuale: “Infinito è il grido di dolore che sale dalla terra verso il cielo; ci sarà mai un dio che l’ascolterà dal segreto dell’ombra?”.
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Diario dell’infermo. Idealisti, materialisti e donne [2/6]
Nel capitolo precedente abbiamo parlato di nuovo dell’importanza della deurbanizzazione, cioè del ritorno alla campagna.
Abbiamo detto e avvalorato l’idea che è una grande bugia giudicare che la cosa più importante è che l’economia e lo stato facilitino questo processo, abbiamo dato un esempio del secolo scorso, quando tutti gli abitanti benestanti dei villaggi che guadagnavano soldi in campagna fuggirono in città. Nel capitolo precedente, abbiamo parlato della futura Georgia come di un paese paradisiaco e de-urbanizzato. -
Dostoevskij antimoderno: delitto, castigo e redenzione
L’incultura della cancellazione porta in sé una drammatica volontà d’impotenza, il desiderio di non essere più nulla, atomi alla deriva in un’esistenza deprivata di senso. Dimenticare Fedor Dostoevskji, poi, il più grande romanziere della letteratura mondiale e uno dei più potenti filosofi, non è solo un oltraggio, è il segnale che siamo ai titoli di coda di una civilizzazione agonizzante.
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Cui prodest?
La tecnica di governo delle moderne pseudodemocrazie è trasparente e rivela in controluce quali interessi in esse predominino e muovano le fila.
Non appena un’emergenza esaurisce la sua spinta ci si deve affrettare a riaccenderne un’altra, in modo da poter dettare la nuova agenda tecnocratica, che non ammette repliche. -
Come una foglia che danza con il vento
Avete presente quella sensazione di angoscia più o meno intensa, che si prova quando ci si distacca da qualcosa o qualcuno a cui si è molto abituati o affezionati? Quel lieve fastidio interiore, quella percezione di cambiamento che è al tempo stesso morte e rinascita, per tante persone è una costante degli ultimi due anni. La cosiddetta pandemia, non nel senso medico ma in quello di reset dell’umanità intera, ci sta costringendo a cambiare qualcosa dentro di noi. È inevitabile. Dobbiamo fare un cambiamento e ciò significa che qualcosa sarà diverso da prima, c’è un distacco. Così come la foglia si stacca dall’albero, ignara di dove la porterà il vento d’inverno, così ci stiamo tutti staccando dalle certezze e dagli schemi che fino poco tempo fa credevamo essere perfetti e intramontabili.
Come porsi davanti a questa morte a se stessi, necessaria per rinascere a vita nuova?