Idee&Azione

Un processo irreversibile da rafforzare

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di Guy Mettan

Discorso alla 1° Conferenza globale sul Multipolarismo

Il 24 febbraio 2022 passerà alla storia. Perché, al di là dell’operazione militare speciale in Ucraina, questo giorno segna il momento in cui la Russia, e con essa l’intero Sud globale, ha detto un “no” chiaro e irreversibile all’egemonia occidentale sotto l’influenza americana. Questo giorno segna quindi l’inizio della fine dell’ordine mondiale unipolare e l’inizio dell’ordine internazionale multipolare che si sta delineando dalla creazione dei BRIC nel 2001, dei BRICS nel 2011 e dall’espansione dell’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai nel 2021. La richiesta di adesione di molti altri Paesi a queste organizzazioni dal 2022 conferma e accelera questa tendenza.

Fino all’anno scorso era l’Occidente politico a dettare la volontà del resto del mondo. Da allora, il centro di gravità del mondo si è spostato sia a Est, Medio Oriente e Asia, sia a Sud, Africa e America Latina. Ovunque si levano voci che chiedono un ordine mondiale più giusto, più sostenibile e più consono al peso dei popoli, dei continenti e delle civiltà che compongono l’universo umano.

Detto questo, è ora importante prepararsi al futuro, e quindi rafforzare e accelerare il processo in corso, sapendo che siamo solo all’inizio e che c’è ancora molta strada da fare per raggiungere un ordine mondiale più equilibrato, più pacifico e più rispettoso dei poli civili che lo compongono. L’Occidente non ha detto la sua ultima parola e non accetterà facilmente di condividere il suo potere.

La lotta per un mondo multipolare si svolgerà in tutti i settori, economico, monetario, finanziario, della sicurezza e militare, ma anche in quello ideologico, scientifico, intellettuale e culturale.

È questo il campo che ci interessa oggi. È qui che dobbiamo concentrare i nostri sforzi nelle nostre attività.

L’Occidente, infatti, grazie ai vantaggi accumulati nel corso dei decenni, detiene ancora il monopolio virtuale del pensiero e dell’azione presso l’opinione pubblica mondiale. Ha padroneggiato i mezzi tecnici, i principali mezzi di comunicazione di massa e le reti sociali, i mezzi finanziari, le risorse umane – reti di ONG, organizzazioni internazionali pubbliche e private come il G7, il WEF e l’OCSE, think tank, esperti accademici e grandi imprese multinazionali – nonché una lingua comune, l’inglese, per imporre la sua narrativa e i suoi “valori” in tutto il mondo. La padronanza degli strumenti del soft power globale le consente, appunto, di monopolizzare e strumentalizzare i valori di cui sostiene di essere l’unico inventore e difensore – democrazia, libertà, diritti umani, società civile, Stato di diritto, comunità internazionale – a suo esclusivo vantaggio.

Credo che sia giunto il momento di criticare questa appropriazione fraudolenta e ingannevole di questi valori e di sviluppare concetti, idee, principi filosofici, politici e morali altrettanto universali, ma che non hanno ancora potuto svilupparsi a causa dell’egemonia delle concezioni occidentali del mondo e della vita in società.

Non è mia intenzione imporre nulla in questa sede, né parlare a nome di altri. Ma vedo che il “serbatoio di valori” e il campo di riflessione sono immensi. Ma a livello personale, mi interesserebbe conoscere meglio il potenziale della parola pace, ad esempio, che in russo è espressa da due parole, e quindi da due concetti diversi. Qualche anno fa, a Pechino, un pittore tradizionale mi ha spiegato che i cinesi conoscono cinque significati di libertà, mentre l’Occidente la riduce a uno solo, il diritto individuale di voto. Il concetto giapponese di wa, l’armonia sociale, è sconosciuto in Occidente, così come i concetti cinesi di tianxia e di governo al servizio del benessere del popolo. E chi sa che una delle prime carte dei diritti umani è stata promulgata in Mali nel 1235 (Carta di Kuruganfuga)?

È quindi necessario sviluppare i grandi principi su cui dovrebbe basarsi e articolarsi il mondo multipolare, sapendo che questi principi non possono essere ridotti a un semplice copia e incolla di concetti occidentali.

Un secondo campo di riflessione che dovremmo affrontare riguarda l’organizzazione, la forma, i contorni di questo ordine multipolare che chiediamo. Si tratta di un aspetto molto più politico e concreto. Di fronte all’Occidente collettivo, che forma un gruppo politico che occupa il campo nelle organizzazioni internazionali e definisce le norme del diritto internazionale pubblico e privato a suo esclusivo vantaggio, si tratta di costruire un “Sud globale” organizzato, con la sua rete di think tank, ONG, diplomatici, ambasciate, giornalisti e media, che possa far sentire la voce del mondo multipolare non solo all’ONU e nei forum internazionali tradizionali, ma anche sui palcoscenici e attraverso l’intermediazione di organizzazioni nuove e indipendenti.

In breve, credo che sia giunto il momento per i sostenitori del mondo multipolare di sviluppare il proprio soft power e di costruire le proprie organizzazioni per acquisire forza in tutte le sedi possibili. È arrivato il momento di pensare e agire in modo positivo.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini

Foto: Idee&Azione

10 maggio 2023

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